Ab 04.08.2017 hat Italien ein Kriegsschiff im Hafen von Tripolis stationiert, das das Abfangen der Boat-people und die Push-Backs aus internationalen Gewässern mithilfe der sogenannten libyschen Küstenwache koordiniert. Nun wurden erste italienische Marines des Schiffs „Caprera“ sowie ein libyscher Offizier der sogenannten libyschen Küstenwache verhaftet – wegen Schmuggel.

Die Daten zu den Boat-people wurden von den Flugzeugen (und früher auch von den Kriegsschiffen) der europäischen „Eunavfor med – Sophia“-Operation, von Flugzeugen der EU-Agentur Frontex und einzelner EU-Mitgliedsstaaten an das italienische Kriegsschiff in Tripolis geliefert. Von dort wurden nicht nur die Daten an die libyschen Milizen weitergegeben, die inzwischen mit EU-Geldern zur sogenannten libyschen Küstenwache aufgerüstet wurden, sondern auch zur Leitung der Push-Backs auf See durch private Frachter verwandt. Die Push-Back-Aktionen wurden von EU-Flugzeugen begleitet. Auf dem italienischen Kriegsschiff im Hafen von Tripolis sind libysche Verbindungsleute der Milizen tätig. Seit Ende März 2018 hatte das italienische Kriegsschiff „Caprera“ diese Funktion inne und lag im Hafen von Tripolis.

Offiziell wurde diese Stationierung mit dem internationalen Kampf gegen die „trafficanti“ begründet. Tatsächlich beteiligten sich italienische Militärs des Kriegsschiffs „Caprera“ auch am bootsbezogenen Warenschmuggel von Libyen nach Italien, ihr Geschäftspartner war der libysche „Offizier“ Ben Abulad Hamza Mohamed B. der sogenannten libyschen Küstenwache. Im Januar 2018 hatte der italienische Marine-Offizier Marco Corbisiero mit ihm eine Firma gegründet, die den Vertrieb von Bootsmotoren-Teilen, elektrischen und hydraulischen Materialien sowie von Tools für Informatik und Nautik aufnahm. Hinzu kam der Schmuggel von Zigaretten und einem Viagra-ähnlichem Produkt. Vor Gründung dieses italienisch-libyschen Unternehmens teilten sich auf libyscher Seite 40 verschiedene Firmen diese Geschäftsbeziehungen auf, sie wurden von dem neuen, inzwischen kriminalisierten Unternehmen verdrängt.

Italienische Militärs der „Caprera“ und der besagte Offizier der sogenannten libyschen Küstenwache wurden jetzt in Italien wegen Schmuggel verhaftet, doch die große Anklageschrift der Anwälte Omer Shatz und Juan Branco, die beim Internationalen Strafgerichtshof in Den Haag auch gegen die Stationierung der „Caprera“ im Hafen von Tripolis eingereicht wurde, lautet auf Massensterben Mittelmeer: „EU-Verbrechen gegen die Menschlichkeit“.

FFM Online | 04.06.2019

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Nave Caprera, così i quattro militari arrestati contrabbandavano sigarette dalla Libia. Il gip: “Pagate di fatto con i soldi dello Stato italiano”

LE CARTE – Nell’ordinanza del gip viene descritto il comportamento dei militari arrestati e in particolare di Marco Corbisiero, ufficiale a capo del servizio di efficienza delle unità navali cedute alla Libia. Per il gip l’uomo ha „violentato“ il „prestigio della Marina, dello Stato e di ogni cittadino“ e si è „si appropriato del denaro dei contribuenti italiani“
di Francesco Casula e Andrea Tundo | 11 Maggio 2020

“L’attività di indagine permette di ritenere che le sigarette di contrabbando vennero di fatto pagate dallo Stato Italiano, e in particolare, dalla Marina Militare, utilizzando la Cassa di nave Caprera”. È quanto si legge dagli atti dell’inchiesta che ha portato all’arresto di quattro militari italiani tra i quali Marco Corbisiero, ufficiale a capo del servizio di efficienza delle unità navali che l’Italia ha ceduto alla Libia. L’indagine, condotta dai finanzieri guidati da Gabriele Gargano e coordinati dai pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Alfredo Manca, ha permesso di svelare, secondo gli inquirenti, il meccanismo creato da Corbisiero e da un ufficiale della Guardia costiera libica a cui era riconducibile una società diventata unica interlocutrice per l’Italia, nonostante l’opposizione dell’ambasciata italiana. A gennaio 2018 la società, fino ad allora sconosciuta, diventa punto di riferimento per l’acquisto di pezzi del motore delle motovedette, materiale elettrico, informatico, edile e idraulico, ma anche per sigarette, ciabatte, dentifrici, spazzolini e persino pillole di Cialis, farmaco per le disfunzioni erettili.

A prezzi gonfiati rispetto ai valori dei beni nel mercato libico e con fatture modificate per nascondere le vere forniture, la società libica incassa 123mila euro spazzando via gli oltre quaranta fornitori titolari di reali imprese della Libia che fino a quel momento avevano interagito con le navi della Marina militare. Il denaro proveniva quindi dalle casse di Nave Caprera stando alle indagini dei finanzieri, ma anche alle due inchieste interne portate avanti dalla Marina.

Tutto comincia con la cessione di alcune motovedette della Gdf italiana alla Guardia costiera libica per il controllo dei flussi migratori. Il governo italiano, nell’accordo, si impegna a pagare l’efficienza delle imbarcazioni: a gestire tutto il processo operativo è proprio Corbisiero che “agì per un significativo periodo – si legge nei documenti – da soggetto proponente, da soggetto sostanzialmente deliberante e da soggetto deputato a controllare la bontà delle varie provviste”. Tutto nelle sue mani, insomma.

Per l’acquisto di tutto ciò che riguardava il naviglio libico, quindi, “Corbisiero interloquì solo con un fornitore e, cioè, con l’indagato Ben Abulad Hamza Mohamed B., il quale – si legge nelle carte dell’inchiesta – compare in questa vicenda a volte in qualità di ufficiale superiore della Guardia costiera libica, e, a volte, quale soggetto titolare di una fantomatica impresa in grado di fornire qualunque tipologia di beni e di servizi alle navi italiane”.

Il Fatto Quotidiano | 11.05.2020

Hafen Tripolis, italienisches Kriegsschiff für Push-Back: Erste Verhaftungen involvierter Militärs

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