Trotz zahlreicher Berichte über Gewalt und Menschenrechtsverletzungen in den libyschen Haftzentren, trotz des Bürgerkriegs, trotz des martialischen Auftretens der sog. libyschen Küstenwache in der SAR-Zone wird Italien das Abkommen zur ‚Eindämmung‘ der Migration, das der damalige Innenminister Minitti ausgehandelt und Premierminister Paolo Gentili im Februar 2017 unterzeichnet hatte, in den nächsten Tagen um drei weitere Jahre verlängern. Das Abkommen sah die Bereitstellung von Mitteln für die Haftzentren und die Ausbildung und Finanzierung der sog. libyschen Küstenwache vor, einem Militärkorps, das 2017 aufgestellt wurde und sich im Kern aus Milizen und Schleppern rekrutiert. Erst kürzlich war bekannt geworden, dass in die Umsetzung des Abkommens auf Einladung der IOM auch ein Milizenführer involviert war, der in einem UN-Report als blutrünstiger Menschenhändler bezeichnet wurde. In einem offenen Brief hat der ‚Tavolo Asilo Nazionale‘ gestern an Präsident Giuseppe Conte appelliert, das Abkommen mit Libyen aufzukündigen. Zu erwarten ist allerdings, dass die derzeitige Koalition aus M5S und PD, die gerade eine schwere Schlappe bei den Regionalwahlen in Umbrien erlitten hat, es bestenfalls in einigen Passagen modifiziert, um das Regierungsbündnis nicht zusätzlichen Belastungen auszusetzen.

Zeitgleich hat die EU erklärt, dass sie die Ausbildungsprogramme für die libysche Küstenwache fortsetzen werde. Substanziell ändert sich also nichts: Italien und die EU werden ungeachtet aller Horrormeldungen aus den libyschen Lagern und ungeachtet der Toten und der rechtswidrigen Push Backs in der SAR-Zone weiterhin Millionen von Euro in das Land pumpen, mit denen die Lager aufrechterhalten und die Ausbildung der Milizen zu Küstenwächtern finanziert werden. Das Abkommen sieht außerdem die Bereitstellung zusätzlicher Fahrzeuge und Patrouillenboote vor. Die Vorverlagerung der Flüchtlingsabwehr hat für die EU oberste Priorität, da können die Menschenrechte auf der Strecke bleiben.

L’Italia rinnoverà l’accordo con la Libia con alcune modifiche

Annalisa Camilli

Il 2 novembre sarà prorogato in maniera automatica il Memorandum d’intesa Italia-Libia sui migranti (Memorandum of understanding, Mou) stipulato dal governo italiano con il governo di Tripoli il 2 febbraio 2017. Nonostante le numerose denunce di violazioni dei diritti umani, gli “inimmaginabili orrori” (documentati dall’Onu nel 2018) nei centri di detenzione libici finanziati dal governo italiano (compravendite di esseri umani, torture, violenze sessuali, stupri e abusi di ogni tipo) “commessi dai funzionari pubblici, dai miliziani che fanno parte di gruppi armati e dai trafficanti”, in un contesto di assoluta impunità, il governo avrebbe deciso di non revocare l’accordo, che sarà prorogato automaticamente per altri tre anni.

Contestualmente al rinnovo tuttavia potrebbero essere introdotte alcune modifiche a cui il governo e in particolare il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, sta lavorando da qualche giorno e che dovrebbero essere annunciate il 30 ottobre. L’intesa, che nel febbraio del 2017 fu siglata dall’allora presidente del consiglio Paolo Gentiloni per ridurre gli arrivi sulle coste italiane, prevede l’erogazione di fondi per i centri di detenzione in Libia e l’addestramento e il finanziamento della cosiddetta guardia costiera libica, un corpo militare costituito nel 2017 e formato in molti casi da miliziani e pericolosi trafficanti, come è stato dimostrato anche da numerose inchieste, anche recenti, diffuse da Avvenire, L’Espresso, Propaganda Live.

Secondo fonti vicine al governo, le modifiche su cui si sta lavorando in base all’articolo 7 del Memorandum riguarderebbero la presenza delle organizzazioni umanitarie all’interno dei centri di detenzione, la possibilità di riattivare programmi di trasferimento e rimpatrio e in generale il miglioramento delle condizioni nei 19 centri governativi ufficiali, in cui al momento le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie hanno un accesso molto limitato (come documentato da molti giornalisti e da diversi rapporti, i centri di detenzione in realtà sono gestiti dalle milizie che si contendono il controllo del territorio). Si chiederebbe alle Nazioni Unite, inoltre, di investire di più nei programmi alternativi alla detenzione, come i programmi “urbani” già attivi a Tripoli che prevedono l’erogazione di contributi per l’alloggio dei rifugiati in un paese che tuttavia non è considerato sicuro. Le modifiche al Memorandum, che in ogni caso devono essere approvate dalla controparte libica, non cambierebbero l’impianto generale dell’accordo. […]

Un accordo contestato

Il memorandum d’intesa tra Roma e Tripoli è stato oggetto di critiche sia in Libia sia in Italia fin dalla sua ratifica. Avvocati e giuristi ne hanno messo in dubbio da subito la legittimità da tutte e due le sponde del Mediterraneo, perché l’intesa è stata approvata senza nessun passaggio parlamentare. Ma sono stati soprattutto i fondi pubblici usati per finanziarlo a essere stati messi sotto accusa, a fronte delle continue denunce di violazioni dei diritti umani sia da parte della cosiddetta guardia costiera libica sia all’interno dei centri di detenzione governativi. Secondo Oxfam, dal 2017 l’Italia ha speso oltre 150 milioni di euro per pagare la formazione del personale impegnato nei centri di detenzione libici e per fornire mezzi per il pattugliamento in mare e in terra alla cosiddetta guardia costiera. Tuttavia i soldi destinati a finanziare il Memorandum provengono da diversi fondi e non sono completamente noti.

Internazionale | 30.10.2019

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L’Italia vuole cambiare i patti con la Libia

Di Maio ha detto che proporrà delle modifiche all’accordo che serve a trattenere i migranti in Libia, ma senza stravolgerlo

[…] Cos’è il Memorandum

Nonostante un testo molto generico, il Memorandum servì soprattutto ad addestrare e fornire mezzi alla cosiddetta Guardia costiera libica, formata da milizie private spesso in combutta coi trafficanti di esseri umani, e finanziare quelli che il documento chiama «centri di accoglienza» in Libia. Il governo italiano non ha mai comunicato quanti soldi abbia speso per la cosiddetta Guardia costiera libica, né per i centri di detenzione: secondo un calcolo della ong Oxfam sono stati in tutto 150 milioni di euro: 43,5 nel 2017, 51 nel 2018 e 56 nel corso del 2019. A questi fondi vanno aggiunti quelli arrivati dall’Unione Europea, cioè 91,3 milioni per finanziare la Guardia costiera e altri 134,7 milioni per migliorare le condizioni dei migranti.

Il potenziamento delle attività della Guardia costiera e l’apertura di diversi centri di detenzione – che l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, che promosse il Memorandum, continua a chiamare «centri di accoglienza» – sono stati decisivi nel blocco della partenze. La prima misura ha permesso alla Guardia costiera di intercettare migliaia di migranti in mare, ed evitare che arrivassero nei pressi delle coste italiane. Secondo un calcolo del ricercatore dell’ISPI Matteo Villa dalla firma del Memorandum ad oggi almeno 38mila migranti sono stati fermati in mare e riportati in Libia; a partire dal luglio 2017, il primo mese in cui gli sbarchi calarono drasticamente, è stata intercettata più o meno la metà dei migranti che provavano la traversata. […]

Il Post | 31.10.2019

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Resa sul patto Italia-Libia. E Tripoli alza il muro anti Ong

[…] Ancora tre giorni e, con il suo assordante silenzio-assenso, l’Italia continuerà per i prossimi tre anni a pagare la Libia per fare quel lavoro sporco che l’Europa di cui fa parte ritiene illegittimo ( almeno a parole) e soprattutto contrario al rispetto dei diritti umani: e cioè riportare indietro, in un Paese dilaniato dalla guerra civile e in centri di detenzione-lager, migliaia di migranti. Letteralmente catturati e riconsegnati ai trafficanti dalla Guardia costiera libica con uomini addestrati dall’Italia e mezzi forniti dall’Italia in una zona Sar libica che – come raccontano le inchieste della Procura di Agrigento – è di fatto gestita dalla Marina italiana. […]

La grande mobilitazione di associazioni e ong, il no dell’Unhcr, l’appello che corre sui social ma soprattutto i tanti dubbi solo parzialmente espressi all’interno del Pd porteranno oggi ad una riunione delle delegazioni di governo che si confronteranno ancora una volta sulla gestione dei flussi migratori, tema sempre più divisivo all’interno della maggioranza. Ma l’intenzione è quella di andare alla tacita conferma degli accordi con la Libia con il Pd rinunciatario davanti all’idea di aprire un nuovo fronte di tensione, costretto ad abbozzare davanti all’invalicabile muro eretto dal M5S che non intende minimamente recedere dal patto della vergogna.

E allora ecco pronti 50 milioni di euro all’anno ( per dare conto solo delle cifre “in chiaro” della legge di rifinanziamento missioni) che vanno ad aggiungersi ai 328 milioni impegnati dalla UE dal 2016 per continuare a sostenere il finanziamento dei centri di detenzione in cui migliaia di migranti vengono torturati e uccisi, la dotazione di motovedette e la formazione della Guardia costiera libica che adesso ha dalla sua un nuovo strumento di vessazione nei confronti delle Ong. Quelle che sono riuscite a sfuggire alle strettissime maglie del decreto sicurezza-bis in Italia sono costrette ad operare in zona Sar libica sotto la mannaia di ritrovarsi con la polizia di Tripoli a bordo, condotte in porto e sequestrate.

Questo prevede infatti il decreto emesso dal Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale libico il 14 settembre e inviato anche in Italia. Alle Ong che operano in zona Sar libica non è mai stato sottoposto, ma è già operativo. E, per assurdo, prevede che i naufraghi salvati non possano essere portati in Libia. Il decreto, che Repubblica ha consultato nella versione tradotta dall’ufficio immigrazione Arci, consta di 19 articoli ai quali, va da sè, nessuna Ong potrà mai sottostare non fosse altro perchè è loro imposto «di presentare una preventiva domanda di autorizzazione alle autorità libiche». E ancora, senza il nullaosta libico, non potranno intervenire neanche in caso di emergenza e non dovranno « bloccare le operazioni di ricerca e salvataggio marittimo esercitato dalle autorità autorizzate dentro l’area e lasciare la precedenza d’intervento». E poi gli articoli che più destano preoccupazione perché preludono ad un intervento di tipo poliziesco e autorizzano la Guardia costiera « a salire a bordo delle unità marittime ad ogni richiesta e per tutto il tempo valutato necessario, per motivi legali e di sicurezza». La Libia non vuole «i naufraghi salvati dalle organizzazioni» ma «le barche e i motori usati» sì. Infine le sanzioni: «Tutte le navi che violano le disposizioni del presente regolamento verranno condotte al porto libico più vicino e sequestrate». […]

La Repubblica | 30.10.2019

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„Sospendere il memorandum con la Libia“

Parte l’appello firmato da eurodeputati e parlamentari Dem, di Sinistra Italiana, Italia viva e Radicali. Majorino: „Le parole di Di Maio sono insufficienti: il governo vuole svuotare i campi o no?“

“Sospendere gli accordi con la Libia. Non possiamo far finta di non sapere. Chiudere i centri di detenzione”. Sono le parole d’ordine dell’appello firmato da diversi parlamentari ed eurodeputati italiani di Sinistra italiana, Pd, Italia viva, Radicali e anche una del M5s, a tre giorni dalla scadenza del memorandum con la Libia sull’immigrazione. “Chiediamo che il Governo italiano sospenda con effetto immediato gli accordi sul supporto ed il coordinamento della Guardia Costiera libica e la gestione dei centri di detenzione per migranti e che contestualmente avvii la dismissione della Missione di Supporto alla Guardia Costiera Libica”, recita il testo.

L’appello viene diffuso dopo la richiesta del segretario del Pd Nicola Zingaretti di modificare il memorandum con la Libia e dopo la disponibilità alla modifica dichiarata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio al question time alla Camera sulla disponibilità del governo a modificare gli accordi. Non basta, per i parlamentari firmatari. […]

HuffPost | 30.10.2019

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L’appello. Ong: cancellare l’accordo con la Libia sui migranti. Il governo va avanti

Il Tavolo Asilo delle organizzazioni laiche e cattoliche chiede di fermare il rinnovo del Memorandum con Tripoli: l’Italia finanzia i „lager“. Di Maio: lavoriamo per migliorarlo

Senza un intervento del governo italiano, il 2 novembre scatterà la proroga automatica del Memorandum di intesa firmato nel 2017 dal premier Paolo Gentiloni con l’omologo libico di Al Sarraji. Un accordo che verrebbe così rinnovato per altri tre anni. L’Italia da allora sostiene con importanti risorse finanziarie la guardia costiera libica, accusata dalle Nazioni Unite di sistematiche collusioni con i trafficanti di esseri umani, e i centri di detenzione governativa in cui i migranti vengono rinchiusi prima e dopo il recupero in mare in condizioni disumane, spesso vittime di torture e stupri.

Per questo il Tavolo Asilo Nazionale, cartello di organizzazioni laiche, cattoliche ed evangeliche, chiede al governo Conte bis di annullare il Memorandum Italia-Libia, in nome della dichiarata «discontinuità» nelle politiche migratorie. A sottoscrivere la lettera aperta sono – tra gli altri – A buon diritto, Acli, Amnesty International, Arci, Asgi, Caritas, Centro Astalli, Cnca, Comunità di Sant’Egidio, Emergency, Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Intersos, Legambiente, Migrantes, Oxfam, Comunità Papa Giovanni XXIII, Save The Children.

Alla conferenza di lancio della lettera aperta sono intervenuti alcuni dei giornalisti che hanno raccontato nei mesi scorsi cosa si nasconde dietro alle dichiarazioni ufficiali del governo di Tripoli, le violenze della guardia costiera libica, gli orrori dei centri di detenzione governativi per i migranti: Nello Scavo di Avvenire, Francesca Mannocchi de L’Espresso e La7, Philipp Zahn della Televisione svizzera di lingua tedesca. Abusi in un Paese diviso tra due fazioni in guerra dal 2014, che ad aprile 2019 ha visto una violenta recrudescenza degli scontri. Solo per questo, afferma il Tavolo Asilo, i profughi salvati in mare non andrebbero fatti rimpatriare dai libici: il 4 luglio scorso un centro di detenzione è stato bombardato e sono morti 53 migranti. E il memorandum di fatto ha delegato i salvataggi alla guardia costiera libica, che non è organizzata secondo le norme del diritto marittimo e non opera seguendone le procedure. Ritardi, abbandoni in mare, violenze, aggressioni contro le navi delle ong sono ampiamente documentate.

«Ci appelliamo al Governo e al Parlamento perché chiudano questa vergognosa pagina – dice Filippo Miraglia dell’Arci – le cui conseguenze si sono dimostrate mortali. Il memorandum ha alimentato i conflitti, ampliando gli strumenti di ricatto dei libici che hanno a loro piacimento rilasciato e catturato migliaia di esseri umani. Di fatto l’accordo ha finanziato le parti in guerra, attraverso le milizie coinvolte nel traffico di migranti, e i crimini contro l’umanità». […]

Avvenire | 30.10.2019

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Cosa ha funzionato del memorandum con la Libia sui migranti. E cosa no

Se entro oggi, sabato 2 novembre, l’Italia non lo disdirà, resterà in vigore l’accordo stipulato nel 2017 per contenere l’arrivo dei migranti dal Paese africano​. In questi due anni gli sbarchi sono calati, ma a caro prezzo per chi è stato riportato indietro. Tanto che anche i protagonisti di quell’intesa ne chiedono la modifica. Ecco perché

[…] Il 2 febbraio 2017, l’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il presidente libico Fayez Mustafa Serraj – il capo del governo riconosciuto dalla comunità internazionale, che tuttavia controlla solo una porzione del territorio nazionale ed è in aperto conflitto con le forze guidate dal generale Khalifa Haftar in Cirenaica – hanno firmato il “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana”.

Il memorandum è composto da otto articoli, l’ultimo dei quali recita che l’accordo «ha validità triennale e sarà tacitamente rinnovato alla scadenza per un periodo equivalente, salvo notifica per iscritto di una delle due Parti contraenti, almeno tre mesi prima della scadenza del periodo di validità».

Da qui, la scadenza del 2 novembre come termine per ridiscutere il rinnovo del patto. 

I primi due articoli elencano le azioni che Italia e Libia si impegnano a mettere in campo, tra cui il completamento del sistema di controllo dei confini terrestri del sud della Libia; il finanziamento dei centri di accoglienza libici con fondi Ue; la formazione del personale libico; e l’avvio di programmi di sviluppo.

In particolare, il comma c) dell’articolo 1 dice che «la parte italiana si impegna a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina, e che sono rappresentati dalla guardia di frontiera e dalla guardia costiera del Ministero della Difesa, e dagli organi e dipartimenti competenti presso il Ministero dell’Interno».

Così, nei mesi successivi all’accordo, l’Italia ha iniziato a consegnare alla Libia motovedette per bloccare le partenze (10 in totale sono state le imbarcazioni promesse a Serraj) e ad addestrare gli equipaggi libici. […]

Quanti soldi abbiamo dato alla Libia

Il memorandum non indica però quante risorse economiche l’Italia si è impegnata a dare alla Libia. In merito c’è dunque incertezza.

Secondo un calcolo fatto dall’organizzazione umanitaria Oxfam Italia, tra il 2017 e il 2019 il nostro Paese ha finanziato interventi per un costo pari a oltre 150 milioni di euro.

A questa cifra, vanno aggiunti anche i quasi 370 milioni di euro che l’Unione europea ha dedicato dal 2014 al settembre 2019 in programmi in Libia per la gestione delle migrazioni.

Questi interventi riguardano, tra le altre cose, l’assistenza ai centri di accoglienza libici e il supporto alla Guardia costiera. 

Il crollo degli sbarchi dipende dal memorandum?

Il crollo del numero degli sbarchi in Italia è iniziato a luglio 2017, cinque mesi dopo la firma del memorandum con la Libia. Questo dipenderebbe, secondo inchieste italiane e internazionali, dal fatto che più che il memorandum hanno avuto efficacia degli accordi segreti – di cui quindi non si conoscono i dettagli – che il governo libico, con il probabile coinvolgimento dell’Italia, avrebbe trovato con singole fazioni libiche dedite alla tratta dei migranti.

In cambio di soldi, e soprattutto di riconoscimento politico, queste fazioni avrebbero bloccato le partenze.

Di qui, il crollo degli arrivi in Italia a partire da luglio-agosto e non da marzo 2017.

I numeri degli sbarchi

Secondo i dati del Ministero dell’Interno, a fine giugno 2017 gli sbarchi erano stati 23.526, in linea con i 22.993 del mese prima e con i numeri dello stesso periodo del 2016.

A fine luglio, il dato è sceso a 11.461 e ad agosto addirittura a 3.920 arrivi: quasi un sesto rispetto a soli due mesi prima.

Da agosto a dicembre 2017 gli sbarchi totali sono stati 24 mila, circa lo stesso numero del solo giugno di quell’anno.

Il trend di drastico calo degli sbarchi è poi proseguito anche negli anni successivi.

Nel 2018 gli sbarchi complessivi sono stati 23.370 e, a livello mensile, non sono mai stati superati i 5 mila arrivi (il dato più alto è quello di gennaio, con 4.182 sbarchi).

Anche nel 2019 il flusso migratorio è rimasto su livelli molto bassi. Al 31 ottobre 2019, sulle coste italiane sono sbarcati in totale 9.648 persone e a livello mensile non sono mai stati superati i 2.500 arrivi (il dato più alto è di settembre 2019, con 2.498 sbarchi).

Insomma, che sia merito del memorandum, di accordi segreti con le fazioni libiche, o di una combinazione di questi due, quanto fatto dal governo Gentiloni nell’estate del 2017 ha prodotto un crollo degli sbarchi che si è poi protratto fino ad oggi.

Ma per ottenere questo risultato, secondo quanto denunciano diverse organizzazioni internazionali, sono state commesse gravi violazioni dei diritti umani. […]

agi | 02.11.2019

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EU reiterates commitment to continue training programs for Libyan Coast Guard

The European Union (EU) confirmed on Tuesday that it will continue training Libyan Coast Guard forces to improve their efficiency and ability to manage search and rescue operations in Libyan territorial waters.

Spokeswoman for the High Representative for EU Security and Foreign Policy, Maja Kocijancic has clarified that the objective of the training is to explain the international laws and humanitarian standards to the Libyan Coast Guard and to commit them to comply with these laws, according to Italian AKI news agency. […]

The Libya Observer | 30.10.2019

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Italiens Strategie gegen die Immigranten ist umstritten, aber sie funktioniert

Die Landung der «Ocean Viking» versetzt die italienische Politik in Aufregung. Entscheidend ist für das Land aber die Situation in Libyen.

[…] Tatsache ist, dass seit Anfang 2018 die Migration übers Mittelmeer in Richtung Italien und Malta drastisch zurückgegangen ist und dass die bisherige Strategie von der neuen Regierung im Wesentlichen fortgesetzt wird. Sie beruht auf einem alten Modell, das schon zu Zeiten des libyschen Diktators Ghadhafi funktionierte: Man überlässt die Abwehr der Migranten der libyschen Küstenwache. Diese soll das Auslaufen von Booten verhindern und Migranten in Lagern versorgen. Für diese Dienstleistung erhält die libysche Regierung Sarraj Geld von Italien und der Europäischen Union, dazu auch Schiffe und weitere Ausrüstung sowie Ausbildung. Unter anderem wurden Kurse zum Thema Menschenrechte angeboten.

Die Abmachung mit der Regierung Sarraj läuft nächstens aus, wird aber automatisch verlängert, falls sie nicht gekündigt wird. Die Regierung in Rom will daran festhalten, aber gewisse Korrekturen vornehmen. Besonderes Augenmerk gelte den Aufnahmezentren in Libyen und den Verhältnissen dort, erklärte Aussenminister Luigi Di Maio am Mittwochabend. Es gibt 19 solche Zentren, nach Angaben der Uno floriert dort der Menschenhandel, Insassinnen und Insassen werden gefoltert und vergewaltigt. Wegen der Zustände in den Lagern – aber auch wegen der allgemeinen Kriegssituation im Land – können auf See gerettete Migranten gemäss Völkerrecht nicht nach Libyen zurückgeschafft werden. […]

NZZ | 01.11.2019

 

Italien und EU verlängern Anti-Migrationsabkommen mit Libyen