Weil sie sich gegen ihre Folterknechte gewehrt hatten, wurde eine Gruppe entführter Migranten ermordet. Das Verbrechen wird wohl ungesühnt bleiben.

In der 150 Kilometer südlich von Tripolis liegenden Stadt Mizda wurden in dieser Woche mehr als 30 Migranten umgebracht und mindestes 11 weitere verletzt. Nach Angaben des libyschen Innenministeriums und der Hilfsorganisation „Ärzte ohne Grenzen“ sei das Massaker ein Racheakt gewesen. Eine Miliz haben den Tod des Chefs einer Gruppe von Menschenhändlern vergelten wollen.

Die in Mizda festgehaltenen Migranten waren auf dem Weg von Bengasi nach Tripolis von den Menschenhändlern entführt worden. Vor ihrer Abfahrt aus Bengasi hatten einige von ihnen dem Botschafter Bangladeschs in Libyen telefonisch mitgeteilt, auf einer Baustelle in der libyschen Hauptstadt Arbeit gefunden zu haben.

Augenzeugen aus Mizda berichteten der taz, dass die Entführer nach der Ankunft in einer als Gefängnis dienenden Lagerhalle in Mizda begannen, Videos von Folterungen ihrer Geiseln zu drehen, um Geld von Verwandten zu erpressen. Solche Aufnahmen werden üblicherweise per WhatsApp an die Angehörigen verschickt. Jedoch hätten die Gefolterten im Verlauf der Ereignisse den Anführer der Menschenhändler überwältigen können. Sie sollen den Mann umgebracht haben.

Dessen Familie wollte daraufhin in die Fabrikhalle eindringen, doch andere Migranten, die von den Betreibern des Gefängnisses als Wachen angeheuert und mit Kalaschnikows ausgerüstet wurden, hätte dies verhinderten. Schließlich sei eine dem Islamischen Staat nahestehende Miliz unter Einsatz schwerer Waffen auf das Gelände gestürmt.

26 der bei der Stürmung Getöteten seien aus Bangladesch, vier aus afrikanischen Ländern, gab das das Krankenhaus in Mizdah später bekannt. […]

Für den Menschenrechtsaktivisten Younis Issa ist das Massaker ein Indiz dafür, dass die Lage auf der Migrationsroute aus dem Sudan und Niger durch Libyen außer Kontrolle geraten ist: „Für viele bewaffnete Gruppen bietet sich die Möglichkeit, Geld mit dem Transport, der Vermittlung oder der Entführung der Migranten zu verdienen. Die Durchreisenden füllen als Tagelöhner eigentlich die Lücke der geflohenen Gastarbeiter aus Tunesien und Ägypten, mit oder ohne Bezahlung. Doch seit der militärischen Eskalation der vergangenen Wochen werden viele Migranten einfach entführt.“

Wegen der Kämpfe in den Küstenstädten können die Menschenhändler die Migranten nicht mehr auf Boote in Richtung Europa bringen. In Mizda, Beni Walid und andernorts warten Tausende Migranten auf die Beruhigung der Lage. Da die Logistikkette der Schmuggler unterbrochen sei, so Issa, fehle es den Migranten an allem: Geld, Essen und Informationen. […]

taz | 30.05.2020

:::::

Il massacro dei migranti che rivela la debolezza del governo libico

Khalifa Abo Khraisse, regista

Il 28 maggio trenta migranti sono stati uccisi e undici sono rimasti feriti nella città libica di Mizdah, a circa 160 chilometri a sudovest di Tripoli. Il ministero dell’interno del governo di accordo nazionale (Gna) ha dichiarato che si tratta di 26 migranti bangladesi e di quattro africani, come africani sono i feriti. I sopravvissuti sono stati portati all’ospedale di Zintan.

I dettagli di questo massacro variano e abbondano i tentativi di politicizzarlo. Tuttavia, secondo fonti locali e secondo quanto dichiarato dal Gna, si è trattato di una vendetta per l’uccisione di un noto trafficante di esseri umani della città.

Il Gna evita di fare nomi, ma stando a quanto affermato da alcune fonti locali il trafficante è Youssef Bassor al Jreed, che secondo alcuni era uno dei più potenti trafficanti del paese. Era un collegamento importante tra i trafficanti attivi nella regione occidentale e quelli della parte meridionale, e facilitava i trasferimenti verso le città costiere.

La storia della morte di Al Jreed ha due versioni: secondo la prima, i migranti si sarebbero ammutinati a causa delle torture e dei maltrattamenti subiti. Nella seconda versione Al Jreed avrebbe ucciso, dopo un litigio, uno dei suoi uomini, originario dell’Africa subsahariana, responsabile delle attività di coordinamento. A quel punto i migranti si sarebbero ribellati, lo avrebbero ucciso e si sarebbero barricati nel magazzino.

Incursione armata

Il quotidiano libico Alwasat ha pubblicato il resoconto di un testimone oculare secondo cui intorno alle 23 un gruppo formato da trafficanti che lavoravano per Al Jreed e dai suoi familiari ha assediato il magazzino. Dopo una lunga negoziazione, più di cento africani sono usciti disarmati e hanno consegnato il corpo di Al Jreed. A quel punto la folla ha fatto irruzione nel magazzino con un veicolo blindato dopo essersi aperta un varco nel muro con armi pesanti.

In una dichiarazione video il ministro degli esteri del Bangladesh, Ak Abdul Momen ha affermato che cinque degli undici bangladesi feriti sono in condizioni critiche. “Tre di loro sono stati già sottoposti a un intervento chirurgico e altri due saranno presto portati in sala operatoria. Hanno diverse ferite da arma da fuoco”.

Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni, nel 2020 circa quattromila persone sono state intercettate o tratte in salvo in mare e riportate in Libia. A causa del conflitto in atto i trafficanti di esseri umani e i contrabbandieri possono avere più facilmente accesso ai migranti rinchiusi nelle strutture di detenzione. Sebbene i dettagli sulla morte del trafficante siano ancora poco chiari, le notizie orribili del massacro per vendetta sono incontestabili: nel conflitto in corso l’influenza delle tribù nelle città libiche è in aumento, e va di pari passo con il declino della sovranità di istituzioni statali già molto fragili.

Internazionale | 31.05.2020

Libyen: „Miliz tötet mehr als 30 Migranten“