Last night in the port of Pozzallo, where the ship was ready to set sail for her mission in the Central Mediterranean, Maritime Authorities REFUSED two members of Mediterranea Saving Humans’ Rescue Team (a rescue paramedic and a search and rescue expert) PERMISSION to embark the Mare Jonio.

This is but the latest in a series of measures enacted by various authorities since last May, when Mare Jonio resumed its activity at sea after the forced suspension due to the “lockdown”. Since the departure on June 9th from the port of Trapani, Mediterranea’s ship has received four official “Warnings” against the Captain and the Shipowner for “pre-ordering the activities of execution of rescue operations in a stable and organized way of the aforementioned tugboat. ” The threat of legal consequences, contained in the Warnings, was followed by the opening of two judicial proceedings by the Public Prosecutor’s Office of Ragusa against our Captains and our Shipowner who are accused of “failing to comply with the prescriptions ordered by the Authorities” because of the rescue of 67 people on June 19th and the disembarkation of the 27 people rescued on board the merchant ship Maersk Etienne on September 12th.

This is blatantly a targeted administrative and judicial persecution, rooted in the clear political will of the Government to send out a clear and terrible message, with an equally deadly objective. As with the “administrative detention” issued to the other ships and to the airplanes of the European Civil Society, the Government’s message is that “RESCUE IS PROHIBITED” when it comes to human lives in peril of death at sea.  The Government’s goal is to obstruct and hinder the actual presence at sea of all the civil organizations which carry out observation, monitoring and rescue missions. They want to eliminate any inconvenient witnesses of the daily human rights violations that are a result of the European government policies and financing.

As of today, implementation of these policies is keeping Mare Jonio’s mission activities in the Mediterranean on hold. In other words, the most lethal sea border in the world has been deprived of a ship which, in almost two years, rescued hundreds of people – women, men and children. By bringing them to European safe ports, Mare Jonio spared them the fate of drowning at sea or being deported to Libya.

We do not intend to surrender to the inhumanity and the cynicism of these political choices. Our Lawyers are already working on appeals against the arbitrary and illegitimate regulations that have affected the Mare Jonio. With the support of thousands of citizens who are with us, we will do all that is possible to return to sea as soon as possible, together with other ships and airplanes of the European Civil Fleet

MEDITERRANEA Saving Humans | 25.09.2020

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È guerra alle Ong. Il governo blocca anche Mediterranea

Vietato l’imbarco di due tecnici con un provvedimento privo di riferimenti normativi. Stop di fatto a tutte le navi umanitarie. «La verità è che c’è una persecuzione amministrativa contro alcune organizzazioni che operano in mare con grande dignità», afferma il comandante Gregorio de Falco, senatore del gruppo misto. Intanto le partenze non si fermano: 13 dispersi e 3 morti in un naufragio; 135 persone catturate dai libici

Il governo italiano sta provando a bloccare anche Mediterranea. Mentre i preparativi per la partenza del rimorchiatore Mare Jonio volgevano al termine, la capitaneria di porto di Pozzallo ha negato l’autorizzazione all’imbarco di due «tecnici»: Fabrizio Gatti e Iason Apostolopoulos. Il primo è un medico e il secondo un esperto in diritti umani in attività di monitoraggio. Nel documento firmato dal comandante della guardia costiera Donato Zito si legge: «trattasi di due profili che non hanno alcuna attinenza con la tipologia di servizio svolto dal rimorchiatore».

Tecnicamente la questione affonda in una disputa tra il registro italiano navale (Rina) e la guardia costiera: il primo ha certificato che la nave può svolgere attività Sar (di ricerca e soccorso); la seconda ha contestato tale decisione. Su questa base la guardia costiera ha ripetutamente diffidato Mediterranea dallo svolgimento di attività «preordinate e continuative» identificabili come Sar. Dalle diffide è poi passata al divieto di imbarco delle due figure professionali. Il provvedimento, però, è giudicato estremamente debole da esperti e avvocati, che presenteranno ricorso.

«MANCA QUALUNQUE riferimento normativo – afferma il comandante Gregorio de Falco, senatore del gruppo misto – Affinché un tecnico possa salire su una nave sono richieste solo due cose: contratto con l’armatore e assicurazione. La natura dell’imbarcazione non c’entra nulla. La verità è un’altra: c’è una persecuzione amministrativa contro alcune organizzazioni che operano in mare con grande dignità». La questione, insomma, è tutta politica.

«Il nostro non è un caso eccezionale: il governo ha bloccato sistematicamente tutte le presenze in mare», afferma Alessandro Metz, armatore di Mediterranea. Al momento non ci sono navi umanitarie: Sea-Watch 3, Sea-Watch 4 e Ocean Viking sono sottoposte a fermo amministrativo; Alan Kurdi è a Olbia in attesa di istruzioni; Open Arms è in quarantena, una misura imposta solo alle imbarcazioni delle Ong (la Asso Ventinove dell’Eni ha salvato 95 migranti, li ha sbarcati a Trapani il 16 settembre ed è ripartita subito dopo verso la Libia). «Nei nostri confronti non hanno trovato cavilli a cui appigliarsi e quindi dicono: potete partire, ma senza le figure necessarie ai soccorsi», continua Metz.

IL CASO HA FATTO ESPLODERE nuovi malumori nella maggioranza. Il parlamentare Pd Matteo Orfini parla di «ennesimo atto di boicottaggio a chi salva vite». «Ho dato la fiducia a questo governo per una discontinuità che non si vede. Con altri colleghi facciamo sempre più fatica», dice de Falco. Dure le accuse degli esponenti di Liberi e Uguali, che si trovano nella difficile posizione di sostenere il governo ma essere anche attivi dentro Mediterranea come garanti.

«Aver impedito l’imbarco dei soccorritori per fare in modo che non possa riprendere le missioni di salvataggio è un’autentica carognata», ha twittato il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Per l’onorevole Rossella Muroni: «mentre a Roma facciamo annunci (sulle modifiche ai decreti sicurezza, ndr) a Pozzallo la capitaneria di porto di fatto impedisce alla Mare Jonio di salpare. Contraddizioni e ipocrisie che non possiamo più permetterci».

LA DISCUSSIONE sulle possibili modifiche alle leggi Salvini e la prosecuzione della guerra alle Ong viaggiano paradossalmente su binari paralleli. Il governo Pd-5S ha neutralizzato la presenza umanitaria nel Mediterraneo attraverso misure di carattere amministrativo che nulla hanno a che vedere con i contestati decreti sicurezza. Potrebbe cancellarli completamente e continuare comunque a bloccare tutta la flotta civile. L’esecutivo, infatti, non ha mai messo in discussione i discorsi e le prassi che criminalizzano la solidarietà, una vicenda che ha ormai radici profonde.

LA STORIA DI APOSTOLOPOULOS ne riflette bene l’evoluzione. L’ingegnere greco ha lasciato tutto nell’ottobre 2015 per andare su una spiaggia di Lesbo e aiutare, insieme ad altri militanti del movimento greco, i profughi che arrivavano dalla Turchia. Da allora ha partecipato, a bordo di navi appartenenti a diverse Ong, a centinaia di operazioni di soccorso che hanno coinvolto migliaia di persone. All’inizio erano coordinate dalla guardia costiera italiana.

Nel 2017 il coordinamento è diventato silenzio. Con il codice Minniti e i porti chiusi di Salvini il silenzio si è trasformato in contrasto. A maggio 2017 i libici hanno sparato sulla nave da cui tentava di salvare dei naufraghi, l’Aquarius. Ora il governo italiano gli dice che non può tornare in mare.

NONOSTANTE NON CI SIANO ONG le partenze dalla Libia continuano. Mentre sul Mediterraneo centrale è in arrivo una bufera, ieri l’Oim ha comunicato un naufragio avvenuto vicino Tripoli: tre morti; 13 dispersi; 22 persone salvate dai pescatori. Seabird, l’ultimo aereo che documenta ciò che accade in mare, ha assistito nel pomeriggio alla cattura di 135 persone. Sul gommone c’erano due morti. La cosiddetta «guardia costiera libica» riporterà i sopravvissuti nei centri di prigionia.

Il Manifesto | 26.09.2020

Mare Jonio blockiert: Seenotrettung verboten