Das Schiff der Rettungs-NGO „Sea Watch“ hat heute vormittag 52 Boat-people 47 Seemeilen vor der libyschen Stadt Zawiya gerettet. Um 9.:52 h hatte das NGO-Flugzeug „Colibri“ das Boot in Seenot gesichtet und die Seenotrettungsleitstellen des zentralen Mittelmeers eingeschaltet. Die sogenannte libysche Küstenwache meldete, dass sie die Koordination übernehmen werde. Doch als die „Sea Watch 3“ vor Ort ankam, war kein libysches Rettungssschiff in Sicht. Nach internationalem Seerecht war die „Sea Watch“ in dieser Situation zur Seenotrettung verpflichtet und kam dieser Pflicht nach.

Die Dekrete des italienischen Innenministers Matteo Salvini sind mit dem gestrigen Bescheid des Ministerrats in Kraft getreten, bevor das Parlament sie innerhalb von 60 Tagen verabschieden kann. Sie sehen eine drastische Kriminalisierung der Seenotrettung in der libyschen SaR-Zone vor, wenn das Rettungssschiff in italienische Gewässer einfährt. Eine entsprechende Kriminalisierung widerspricht eklatant dem internationalen Recht, wie jüngst die UNO der italienischen Regierung unmissverständlich deutlich gemacht hat.

Dies ist der erste Rettungseinsatz eines NGO-Boots nach der Neufassung des Salvini-Sicherheitsdekrets durch das italienische Kabinett, das noch nicht vom Parlament verabschiedet ist. Entsprechend fiel der Kommentar des Innenministers aus: „Das ist Piraterie. Dank des Sicherheitsdekrets 2 werden sie italienischen Boden nicht betreten. Der Erlass sieht die Beschlagnahme von Mitteln vor, die der Piraterie dienen, wenn Gesetze und Anordnungen nicht respektiert werden. … Das sind keine Haverien, das sind illegal organisierte, bezahlte Reisen.“

Seit der italienischen sogenannten „Schliessung der italienischen Häfen“ sind laut der Seenotrettungs-NGO „SOS Méditerranée“ 1.151 Boat-people im zentralen Mittelmeer ertrunken und über 10.000 Boat-people zwangsweise nach Libyen zurückdeportiert worden.

Sea Watch soccorre 52 persone in mare. Salvini: sono dei pirati

Erano a bordo di un gommone in difficoltà. Sono state portate a bordo della nave della Ong, nel rispetto del diritto internazionale. In un anno almeno 1.151 morti

„Il nostro equipaggio ha da poco concluso il soccorso di 52 persone da un gommone al largo della Libia, a circa 47 miglia di Zawiya. Questa mattina, alle 9.53, l’aereo di ricognizione Colibri aveva avvistato l’imbarcazione, informando le autorità competenti e la nave“. Lo scrive su twitter la Ong Sea-Watch Italy.

„La cosidetta guardia costiera libica – si legge in un altro twee – successivamente comunicava di aver assunto il coordinamento del caso. Giunti sulla scena, priva di alcun assetto di soccorso, abbiamo proceduto al salvataggio come il diritto internazionale impone. I naufraghi sono ora a bordo della Sea Watch“.

Se la Sea Watch 3 farà rotta verso l’Italia sono pronti „i nuovi strumenti del decreto sicurezza bis, per impedire l’accesso alle nostre acque territoriali“. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini, sottolineando che l’imbarcazione della Ong tedesca „è una vera e propria nave pirata a cui qualcuno consente di violare ripetutamente la legge“.

1.151 morti in un anno. La denuncia delle Ong

Ad un anno dall’annuncio del governo italiano di chiudere i propri porti alle navi umanitarie almeno 1.151 persone, uomini, donne e bambini, sono morte, e oltre 10.000 sono state riportate forzatamente in Libia, esposte ad ulteriori ed inutili sofferenze. Lo scrivono Sos Mediterranee e Medici senza frontiere che chiedono di garantire con urgenza un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato, „compreso un coordinamento delle autorità competenti nel Mar Mediterraneo, per evitare morti inutili“.

„La risposta dei governi europei alla crisi umanitaria nel Mar Mediterraneo e in Libia è stata una corsa al ribasso“ sostiene Annemarie Loof, responsabile per le operazioni di MSF. „Un anno fa abbiamo implorato i governi europei di mettere al primo posto la vita delle persone. Abbiamo chiesto un intervento per mettere fine alla disumanizzazione delle persone vulnerabili in mare per finalità politiche. Invece, ad un anno di distanza, la risposta europea ha raggiunto un punto ancora più basso“.

Da quando è stato bloccato l’ingresso nei porti italiani alla nave di ricerca e soccorso Aquarius, gestita da Sos Mediterranee in collaborazione con Msf, esattamente un anno fa, „lo stallo è diventato la nuova regola nel Mar Mediterraneo centrale, con oltre 18 incidenti documentati“, fanno sapere le due organizzazioni. Questi blocchi si sono protratti per un totale di 140 giorni, ovvero più di 4 mesi in cui 2.443 uomini, „donne e bambini sono rimasti trattenuti in mare mentre i leader europei decidevano il loro futuro. La criminalizzazione del salvataggio di vite in mare non solo porta conseguenze negative per le navi umanitarie, ma sta erodendo il principio fondamentale del prestare assistenza alle persone che si trovano in pericolo. Le navi commerciali, e addirittura quelle militari, sono sempre più riluttanti nel soccorrere le persone in pericolo a causa dell’alto rischio di essere bloccate in mare e di vedersi negato lo sbarco in un porto sicuro. Per le navi mercantili che effettuano un salvataggio, in particolare, diventa estremamente complicato rimanere bloccati o essere costretti a dover riportare le persone in Libia, in contrasto con il diritto internazionale“.

Solo nelle ultime 6 settimane, un numero crescente di persone ha cercato di fuggire dalla Libia, con oltre 3.800 persone che sono salite a bordo di imbarcazioni insicure per tentare l’attraversata. Anche se l’UNHCR e altre organizzazioni come MSF hanno chiesto un’evacuazione umanitaria di rifugiati e i migranti dalla Libia dall’inizio del conflitto a Tripoli, la realtà, dicono le organizzazioni umanitarie, è che per ciascuna persona che viene evacuata o trasferita nel 2018, più del doppio viene riportato forzatamente in Libia dalla Guardia costiera libica.

„L’assenza di navi umanitarie nel Mediterraneo centrale in questo periodo mostra l’infondatezza dell’esistenza di un fattore di attrazione – dichiara Frédéric Penard, direttore delle operazioni di Sos Mediterranee – la realtà è che anche con un numero sempre minore di navi umanitarie in mare, le persone con poche alternative continueranno a provare questa attraversata mortale a prescindere dai rischi. L’unica differenza, ora, è che queste persone corrono un rischio quattro volte maggiore di morire rispetto all’anno scorso, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni“.

Emergenza in mare anche tra Marocco e Spagna

E la Guardia costiera spagnola è alla ricerca di due imbarcazioni a bordo delle quali si trovano, complessivamente, 111 migranti. „Una viaggia con 53 persone a bordo, l’altra con 58, tutte di origine sub-sahariana“, ha detto un portavoce. L’allarme era stato lanciato dall’ong Walking Borders, ma le condizioni meteorologiche non buone hanno ostacolato l’individuazione delle imbarcazioni, che si troverebbero nell’area di mare tra Spagna e Marocco. Dall’inizio dell’anno almeno 8.056 migranti sono arrivati via mare in Spagna, a bordo di 286 imbarcazioni, secondo un rapporto del 2 giugno scorso del ministero dell’Interno spagnolo (6,6% in meno rispetto al 2018 nello stesso periodo)

Avvenire | 12.06.2018

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Migranti, Sea Watch soccorre 52 persone davanti alla Libia. Salvini: “È pirateria. Grazie a dl Sicurezza bis non entrano”

La ong: „La cosiddetta guardia costiera libica aveva comunicato di aver assunto il coordinamento del caso. Giunti sulla scena, priva di alcun assetto di soccorso, abbiamo proceduto al salvataggio“

“Il nostro equipaggio ha da poco concluso il soccorso di 52 persone da un gommone al largo della Libia”. Così, attraverso Twitter, la nave Sea Watch ha riferito di aver fatto salire a bordo un gruppo di migranti in difficoltà a circa 47 miglia da Zawiya, ovvero nella zona di ricerca e soccorso di giurisdizione della guardia costiera libica. La ong ha detto di avere individuato il barcone grazie al suo aereo da ricognizione Colibrì e di aver informato le autorità competenti. Ma, ha aggiunto poi, “la cosiddetta guardia costiera libica successivamente comunicava di aver assunto il coordinamento del caso. Giunti sulla scena, priva di alcun assetto di soccorso, abbiamo proceduto al salvataggio come il diritto internazionale impone”. I naufraghi, tra cui nove donne e due bambini piccoli, si trovano ora a bordo della nave della ong tedesca.

[…] Matteo Salvini: “Non rispettando le indicazioni della Guardia costiera libica, è l’ennesimo atto di pirateria di un’organizzazione fuori legge. È evidente il collegamento tra scafisti e alcune ong. Ora nel decreto sicurezza bis che abbiamo approvato ieri c’è una norma che prevede la confisca dei mezzi pirata che non rispettano leggi e indicazioni. A parte che sono due o tre volte che l’hanno fermata e l’hanno rilasciata, chiedete in Procura perché… Io non faccio il procuratore”. Alla domanda se i migranti entreranno in Italia, Salvini risponde laconico: “Non penso proprio”. […]

Il Fatto Quotidiano | 12.06.2019

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Migranti, Sea Watch soccorre 53 persone al largo della Libia. Salvini: „Come scafisti“

Sono state portate a bordo della nave della ong. Tra le persone salvate anche nove donne e tre bambini molto piccoli. Il ministro dell’Interno: „Tutti vedono il collegamento tra alcune ong e trafficanti di esseri umani“

Nuovo salvataggio nel Mediterraneo da parte della ong Sea Watch: „Il nostro equipaggio ha da poco concluso il soccorso di 52 persone da un gommone al largo della Libia, a circa 47 miglia di Zawiya – scrive l’organizzaione umanitaria su Twitter – Questa mattina, alle 9.53, L’aereo di ricognizione Colibri aveva avvistato l’imbarcazione, informando le autorità competenti e la nave“. Nel pomeriggio Sea Watch ha precisato di aver soccorso 53 persone, una in più. […]

La Repubblica | 12.06.2019

„Sea Watch“ rettet 52 Boat-people