20 Stunden lang hat der Missionschef des Segelschiffs „Alex“ der italienischen Seenotrettungs-NGO „Mediterranea Saving Humans“ mit den italienischen und maltesischen Seenotrettungsleitstellen verhandelt.

Die „Alex“ liegt mit 46 Geretteten an Bord 12 Seemeilen vor Lampedusa. Missionschef an Bord ist der Parlamentarier Erasmo Palazzotto (Liberi e Uguali, LeU). Am 04.07.2019 um 3:30 Uhr wurde der „Alex“ die Einfahrt in italienische Gewässer und ein Anlegen im Hafen der Insel durch ein Ad-Hoc-Dekret der italienischen Regierung verboten. Innenminister Salvini hatte um 2:00 Uhr seine mitzuständigen Minister per Handyanruf geweckt und zur Unterzeichnung des Dekrets gebracht.

Der 20-stündige Verhandlungsmarathon per E-Mail, der dann folgte, klingt völlig unwahrscheinlich und absurd. In einem Proseminar der Politikwissenschaften könnte man das Agieren der italienischen und maltesischen Staatsinstanzen als Paradebeispiel für das Vorgehen von „Schurkenstaaten“ durchspielen. Alle „schurkenstaatlichen“ Kriterien sind erfüllt, von laufenden staatlichen Täuschungsmanövern, Vertragsbrüchen ind Schikanen in der Tradition von Strafkolonien bis hin zur anfangs geheimgehaltenen, sicheren Verhaftung der Bootsmannschaft und der drohender Deportation der Geretteten durch Externalisierung (Malta als Unrechtsstaat). Im Hintergrund mögen geheime Abkommen  zwischen italienischem Staat, der Mafia und maltesischen Finanzkonzerne mitgespielt haben. Geschmuggeltes libysches Öl war jahrelang über das zentrale Mittelmeer auf den Weltmarkt gelangt, und jahrelang hatte Malta keinerlei Seenotrettung betrieben und keinen einzigen Geretteten aufgenommen.

Gestern Abend um 22 Uhr machte sich die „Alex“ nach endlosen bizarren Verhandlungen daran, nach Malta aufzubrechen. Zwei italienische Polizeiboote sollten das Schiff begleiten. Um sicherzustellen, dass die Passagierzahlen für die Überfahrt den gesetzlichen Vorgaben entsprechen, sollten die beiden eskortierenden Polizeiboote einige der Geretteten übernehmen. Es fehlte nur noch die zugesagte Auffüllung der Wasserspeicher auf der „Alex“, da die Bad- und Toilettenfunktion auf dem Segler seit längerem ausgefallen war. Zur Abfahrt wurden 400 Liter Wasser in 2 Liter-Flaschen geliefert. Um damit nach und nach den Wassertank zu füllen, braucht man einen Tag. Sodann platzte die Nachricht eines neuen Artikels der Huffington-Post in die Startvorbereitung, und nach mühsamen Klärungsversuchen zeichnete sich ab, dass die Geretteten auf den italienischen Polizeibooten vor Erreichen der maltesischen Gewässer wieder der „Alex“ übergeben werden müssten. Anschließend würden alle Geretteten vor den maltesischen Gewässern von maltesischen Schiffen übernommen, aber wohl nicht nach Malta gebracht. Die „Alex“ müsste in den Hafen von Valetta einfahren, würde dort beschlagnahmt und die gesamte Mannschaft verhaftet werden.

In den vergangenen Tagen hatte die italienische Justiz gegenüber der „Sea Watch 3“ wieder ein Mindestmaß an Rechtssicherheit eingeführt. Mit der Externalisierung der Seenotrettungskriminalisierung an den Schurkenstaat Malta hätte die komplette Besatzung samt Parlamentarier in der Haft verschwinden – und die geretteten Boat-people wären mit einer Push-Back-Aktion sonst wohin gebracht worden.

Inzwischen hat die „Alex“ den Hafen von Lampedusa angelaufen. Die Polizei hat aber sowohl der Besatzung als auch den Geretteten verboten, das Schiff zu verlassen. Erasmo Palazzotto ist daraufhin ins Wasser gesprungen und hat sich so demonstrativ dem Verbot der Anlandung widersetzt.

Sulla Alex. Migranti allo stremo, manca l’acqua. Perché l’accordo con Malta è fallito

Ilaria Solaini, inviata a bordo di Alex & co./Mediterranea

Il veliero è ancora a 12 miglia da Lampedusa in uno stallo infinito. Critiche le condizioni igienico-sanitarie a bordo.

Il braccio di ferro tra Malta e Italia versus Mediterranea è finito in nulla di fatto. E torna a essere Lampedusa l’unica via percorribile soprattutto per le condizioni igieniche sanitarie al limite a bordo della Alex & co. Nessuna garanzia sullo sbarco in acque internazionali e nessun rifornimento di acqua dolce portato a bordo della Alex & co: sono due dei nodi su cui è saltato il banco della trattativa nella notte per lo sbarco a Malta, opzione a questo punto accantonata da Mediterranea che ha fatto nuovamente richiesta di un porto sicuro alla centrale operativa di Roma: il più vicino, ossia Lampedusa che si trova solo a 12 miglia.

Intanto l’emergenza sanitaria è arrivata allo stremo, senza l’acqua nei serbatoi: il carico di acqua dolce richiesto alle autorità italiane non è mai arrivato, o meglio al comandante Stella è stato risposto che avrebbe dovuto usare le bottigliette d’acqua consegnate per i 46 migranti soccorsi per riempire d’acqua (800 litri, ndr) i cassoni indispensabili per continuare a usare i bagni.
A bordo i 46 naufraghi restano sufficientemente fiduciosi, sotto la tettoia di coperte termiche allestita sul ponte a poppa e a prua. Sebbene dopo il pranzo di venerdì non abbiano più ricevuto pasti completi.

Dopo la notte turbolenta sul piano delle trattative, la Alex & co è ancora a 12 miglia da Lampedusa in uno stallo sempre più faticoso da sopportare e in una condizione igienico sanitaria sempre più critica: con gli spazi stretti che riducono le possibilità di movimento per tutti, la tensione a bordo avrebbe potuto essere alle stelle. Anche e soprattutto dopo che l’accordo per arrivare a Malta – definito qui a bordo uno scambio di ostaggi – ha finito per saltare all’alba, lasciando aperta a oggi un’unica via al comandante Tommaso Stella, le 12 miglia verso Lampedusa. Considerato il porto più vicino al punto del soccorso.

Sono andati avanti tutta la notte gli scambi di mail tra Mediterranea, che viene rimbalzata dalle centrali marittime l’Rcc Malta e l’Mrcc Roma. Di fatto dopo che Mediterranea aveva accettato La Valletta come porto sicuro, pur considerando assurdo non ricevere l’autorizzazione a sbarcare nel porto sicuro più vicino, cioè Lampedusa, tutto si è ribaltato di nuovo quando da un articolo dell’Huffington Post si sono appresi le dichiarazioni del ministro Salvini sul fatto che a Malta avrebbero tutti rischiato l’arresto.

A bordo la richiesta di sbarco dei migranti in acque internazionali e la garanzia che la Alex & co e il suo equipaggio non fossero sottoposti a misure coercitive sono state spiegate così: „Da Italiani non vogliamo essere sottoposti al regime di un Paese straniero che in passato ha sequestrato le navi della società civile senza alcuna procedura di trasparenza – spiega Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea a bordo di Alex & co -. Questo non significa affatto cercare impunità, perché cerca impunità chi ha commesso dei reati, e non è questo il nostro caso“.

Il piano proposto dunque dall’Mrcc Roma di essere scortati da due motovedette italiane viene interpretato a bordo di Mediterranea come una „trappola“ del Viminale per incastrare i soccorritori italiani. E ancora di più lo sembra quando l’Mrcc Malta, che dapprima via mail aveva dato garanzie sullo sbarco dei migranti in acque internazionale, in seguito ha ribaltato la sua risposta: precisando che la richiesta sul fatto che il trasbordo delle persone soccorse avvenisse in acque internazionali, e non nel porto della Valletta, non fosse di competenza del Rcc ma di altre autorità. Un cambio troppo repentino che ha convinto Mediterranea a fare un passo indietro sull’accordo che li avrebbe portati verso Malta. Soluzione di fatto impraticabile per le sicurezza di tutte le persone a bordo, migranti ed equipaggio.

Intanto si apre un nuovo fronte: anche „Alan Kurdi“, la nave della ong tedesca Sea Eye, si trova al largo di Lampedusa, appena fuori
dalle acque italiane. A bordo 65 migranti soccorsi nei giorni scorsi. Anche a loro è stato notificato dalla Guardia di finanza il divieto d’ingresso, ma questa mattina il comandante ha chiesto urgentemente accesso al porto per la situazione a bordo e ha spiegato che in Germania 70 città hanno dato disponibilità ad accogliere i migranti soccorsi.

Avvenire | 06.07.2019

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Migranti, l’intesa Malta-Viminale bloccherà le Ong

Dove non arriva il decreto sicurezza bis, arrivano gli accordi tra Stati. Il patto a sorpresa con La Valletta per lo sbarco dei migranti a bordo della nave Alex, nasconde un escamotage studiato nei dettagli: aggirare la magistratura italiana, considerata troppo morbida, per raggiungere l’obiettivo di togliere dalla circolazione le navi delle Ong ancora presenti nel Mediterraneo. E Malta, per anni in scontro con l’Italia sul dossier migranti, è diventata la prima alleata del Viminale. Mentre resta altissima la tensione con la Germania, con il ministro dell’Interno che ha scritto una dura lettera al collega tedesco Horst Seehofer, chiedendo a Berlino di farsi carico dei profughi a bordo della nave Alan Kurdi, diretta a Lampedusa.

Con La Valletta, l’obiettivo è il sequestro immediato e duraturo delle imbarcazioni. E la convinzione è che a Malta ci sia una linea più severa rispetto a quella italiana, soprattutto alla luce del caso Sea Watch, con la comandante Carola Rackete arrestata in flagranza e scarcerata dal gip di Agrigento. A Matteo Salvini, non è andata giù la decisione del giudice Alessandra Vella che, rigettando la richiesta di convalida della Procura, ha sancito il diritto della comandante di entrare in porto, sfondando il posto di blocco della polizia giudiziaria e speronando una motovedetta della Finanza. La condotta di resistenza a pubblico ufficiale, per il gip, è «scriminata» dall’avere adempiuto a un dovere: portare in salvo i migranti. Ma il Viminale non condivide nemmeno la linea della procura di Agrigento, che in passato, quando fatto scattare il sequestro delle imbarcazioni delle Ong – Sea Wtach compresa – ha disposto una misura probatoria. Risultato: nel giro di una decina di giorni, ad accertamenti terminati, le navi sono sempre state restituite e sono tornate in mare. Questa volta sarà diverso, visto che la Sea Watch è sottoposta anche a sequestro amministrativo previsto dal dl sicurezza e disposto dal Prefetto insieme alle sanzioni. Ma non è abbastanza: in circolazione ci sono altre due navi di Ong cariche di migranti soccorsi al largo della Libia e una terza – la Open Arms – già in viaggio. E il Viminale vuole evitare che si crei un nuovo caso giudiziario, destinato, è il timore, ad avere un esito sfavorevole rispetto alle speranze del vicepremier leghista, che pretende una linea dura contro le organizzazioni non governative che, a suo dire, «favoriscono l’immigrazione clandestina e gli scafisti». L’invito del ministro dell’Interno è chiaro: «Alex si diriga verso Malta, l’Italia è pronta ad offrire collaborazione per il trasbordo, a patto che attracchi a La Valletta per le verifiche di legge». Verifiche che, spera il vicepremier, potrebbero portare a un sequestro dell’imbarcazione. Come era successo lo scorso anno con la Lifeline, attraccata a Malta con 234 migranti. Appena arrivata nel porto, la nave era stata sequestrata, mentre il comandante era stato arrestato e poi liberato su cauzione. […]

Il Messagero | 06.07.2019

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La nave Alex attraccata a Lampedusa, il Viminale vieta lo sbarco. E il capomissione Erasmo Palazzotto si getta in acqua

A Lampedusa non è stato previsto alcun dispositivo per lo sbarco dei 46 migranti. Mediterranea accusa: „E‘ sequestro di persona, la gente ha necessità di andare in bagno“ Il ministro tedesco Seehofer scrive al leader Lega: “ Riapra i porti italiani“

La Alex di Mediterranea è arrivata a Lampedusa poco dopo le 17. La barca a vela, scortata da due motovedette, è entrata in porto dopo aver violato l’alt imposto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini in applicazione del decreto sicurezza- bis. Il molo commerciale è presidiato da polizia e carabinieri ma non è previsto alcun dispositivo per lo sbarco. „Non autorizzo nessuno sbarco di chi se ne frega delle leggi italiane e aiuta gli scafisti. Io denunciato per sequestro di persona? siamo al ridicolo“, dice Salvini dopo la denuncia della Ong che ha inviato un esposto urgente alla Procura di Agrigento. Le forze dell’ordine hanno infatti verbalmente detto che a tutti, equipaggio compreso, è vietato lo sbarco. „La situazione è insostenibile, qui c’è gente che ha bisogno di andare in bagno, questo è sequestro di persona“, l’accusa di Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea. E il parlamentare di Leu Erasmo Palazzotto, che è anche capomissione di Alex, si è buttato in acqua violando il divieto di sbarco.

Salvini annuncia multe da 1 milione

E il ministro dell’Interno accusa le Ong di voler speculare e annuncia emendamenti al decreto sicurezza bis per aumentare le multe fino a un milione di euro. “ Al decreto sicurezza-bis la Lega presenterà emendamenti per aumentare le multe fino al milione di euro e rendere più semplici sequestri dei mezzi“. Salvini accusa chiaramente Mediterranea e tutte le altre Ong di voler speculare sui soccorsi per aumentare le donazioni: “ Rifiutano acqua per poter dichiarare lo stato di necessità a bordo e forzare il blocco: così sperano nell’impunità. Chiedono soldi per pagare le multe previste dal decreto sicurezza bis: così aumentano le donazioni e il business. Sono tornate davanti alla Libia: così incentivano le partenze e il rischio di naufragi e fanno felici gli scafisti. Queste sono le Ong. Non ci faremo intimidire, non ci piegheremo ai ricatti, difenderemo l’Italia“. […]

La Repubblica | 06.07.2019

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Tunisia, Malta e le bottiglie d’acqua: le due versioni dei fatti

Le affermazioni del ministro Salvini riguardo alla missione di salvataggio della Mediterranea alla prova dei fatti

I tre attacchi del ministro Matteo Salvini sul caso della barca a vela Alex & co di Missione Mediterranea che ha soccorso 54 persone giovedì 4 luglio. Ecco perché sono delle notizie false o inesatte:

SALVINI „Malta ha dato la disponibilità, è un porto sicuro europeo e non si capisce perché questi trafficanti debbano decidere dove andare e non andare“.

Quando Malta ha dato la disponibilità con una prima telefonata da un ufficiale del Rescue Coordination Center (Rcc) de La Valletta, la barca Alex & co si trovava già in zona Sar (Search and Rescue) italiana e all’orizzonte si vedevano le luci di Lampedusa. A distanza di 96 miglia dalla Valletta, a meno di 20 miglia dall’isola italiana, il primo porto sicuro e il più vicino al luogo dove è avvenuto il soccorso.

SALVINI „Gli immigrati presi a bordo da Mediterranea sono in acque libiche, e attualmente sono più vicini di decine di miglia nautiche alla Tunisia rispetto a Lampedusa. Se questa Ong ha davvero a cuore la salvezza degli immigrati faccia rotta nel porto sicuro più vicino, altrimenti sappia che attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l’Italia come punto di arrivo“.

La Tunisia non ha una legge strutturata sul diritto d’asilo, perciò non garantisce automaticamente un porto sicuro tanto che bisogna negoziare caso per caso. Peraltro anche nell’ordinanza del Gip di Agrigento riguardante la comandante Carola Rackete si ribadiva che la Tunisia non ha porti sicuri.

SALVINI „Trentaquattro casse di acqua (confezioni da sei bottiglie da due litri l’una), 54 pasti (primo, secondo, merenda e succo di frutta), quasi 200 coperte termiche, 4 flaconi di materiale disinfettante. Altre 34 casse di acqua sono state rifiutate“.

Il comandante della Alex & co ha rifiutato una seconda consegna di altre 34 casse di acqua, perché il problema non era legato all’acqua in bottiglia ma alla mancanza di acqua nei serbatoi a bordo. E che poi ha significato non poter più utilizzare gli scarichi del bagno e aggravare notevolmente le condizioni igienico-sanitarie.

Avvenire | 06.07.2019

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Ecco perché Lampedusa e non Malta: le 4 bugie di Matteo Salvini su Alex e il soccorso ai migranti

Mediterranea chiarisce i punti controversi del blocco imposto al veliero che giovedì scorso ha salvato 54 profughi provenienti dalla Libia su un gommone in acque italiane

La trappola che il ministro Matteo Salvini ha teso ai volontari di Mediterranea si fonda su quattro pilastri di comunicazione. Quattro affermazioni, opportunamente rilanciate via social, dalle quali si potrebbe dedurre che la Alex, il veliero bloccato davanti a Lampedusa dopo avere salvato 56 migranti in mare, avrebbe agito aggirando le regole. Peccato che, alla verifica dei fatti, si tratti nella migliore delle ipotesi di bugie, facilmente denunciabili – da chiunque si trovi a bordo – come tali.

  1. Alex non doveva salvare quelle persone, perché la Guardia Costiera libica via radio gli aveva detto di non farlo. […]
  2. L’imbarcazione italiana doveva portare i migranti in Tunisia, che era il porto sicuro più vicino. […]
  3. L’imbarcazione italiana doveva portare i migranti in Tunisia, che era il porto sicuro più vicino. […]
  4. Abbiamo rifornito Alex di acqua e cibo, 54 pasti e 400 bottiglie di acqua e disinfettante. […]

La Repubblica | 06.07.2019

Seenotrettung und Schurkenstaat