Seit einer Woche halten Kriegshandlungen in der libyschen Hauptstadt Tripolis an, 200 Tote soll es bislang geben. Die Milizen, die der sogenannten libyschen Einheitsregierung Sarrajs unterstehen, bekämpfen sich gegenseitig. 400 Gefangene konnten aus dem Gefängnis in Ain Zara fliehen. Nun traf eine Rakete die italienische Botschaft, sie wurde evakuiert, und Regierungschef Sarraj flüchtet auf sein Kriegsschiff im Hafen von Tripolis, von wo er den Notstand ausgerufen hat. Die italienische Regierung zeigt sich wegen der Migrationspolitik und den Niederlassungen des italienischen Petro-Konzerns ENI besorgt.

Il Fatto Quotidiano schreibt zur Situation der libschen Einheitsregierung und zur italienischen Botschaft:

Sarraj ha passato la domenica protetto (per non dire asserragliato) nel suo quartier generale in una base navale incontrando ministri e responsabili militari, ai quali ha affidato i piani per ristabilire l’ordine. Si cerca di negoziare una nuova tregua, l’ennesima. Sarraj ha dato mandato alla milizia Forza Anti Terrrorismo di Misurata, guidata dal generale Mohammed Al Zain, di entrare nella capitale per organizzare un nuovo cessate il fuoco e far terminare le violenze nella periferia sud.

Che la situazione di crisi come non succedeva da tempo e che la tensione sia altissima lo dimostra il fatto che diversi diplomatici che lavorano all’ambasciata d’Italia a Tripoli sono stati evacuati. Detto con il linguaggio della Farnesina, l’ambasciata “resta operativa – spiegano fonti qualificate all’agenzia Ansa – ma con una presenza più flessibile, che si sta valutando sulla base delle esigenze e della situazione di sicurezza”.

Il Fatto Quotidiano | 03.09.2018

Die Huffington Post schreibt über die diversen Milizen und fasst die Eskalation folgendermassen zusammen:

A suggellare le difficoltà di al Sarraj e la la posizione non facile del nostro Paese, sempre sabato c’era stato un avvertimento a colpo di mortaio che ha sfiorato l’ambasciata italiana nella capitale.

Per l’esecutivo guidato da Conte, in procinto di celebrare i primi cento giorni, l’escalation rappresenta un problema non di poca rilevanza per diversi fattori che fatalmente incrociano dossier ‚caldi‘ per il nostro Paese. L’immigrazione, in primis, vista la presenza nel Paese dei famigerati centri di detenzione di migranti, che tentavano la rotta verso l’Italia in Europa. Secondo, non va dimenticata ovviamente la presenza dell’Eni e i relativi nostri interessi geo-strategici nella regione. Terzo, la presenza sul territorio di truppe italiane („totalmente in sicurezza“, come assicurato immediatamente dalla Difesa) e di uomini dei nostri servizi, che molto si sono spesi nella stabilizzazione post Gheddafi, sotto la guida del generale Manenti, che probabilmente proprio lunedì dovrebbe essere sostituito.

Tornando in Libia, ora si tratta di capire se la misura di al Sarraj produrrà qualche effetto.

Il consiglio presidenziale è stato costretto alle misure di emergenza dopo la violazione reiterata delle fragili tregue proclamate nei giorni scorsi. Il governo di unità bolla i combattimenti come un „attentato alla sicurezza della capitale e dei suoi abitanti, davanti ai quali non si può restare in silenzio“. L’obiettivo dei miliziani – sempre secondo il consiglio – „è quello di interrompere il processo pacifico di transizione politica“ cancellando „gli sforzi nazionali e internazionali per arrivare alla stabilizzazione del Paese“.

Sarraj ha passato la domenica protetto nel suo quartier generale in una base navale incontrando ministri e responsabili militari, ai quali ha affidato i piani per ristabilire l’ordine.

Huffington Post | 02.09.2018

Tripolis: Regierung flüchtet auf Kriegsschiff