Die Seenotrettungs-NGO „Mediterranea Saving Humans“ fährt in den nächsten Stunden mit einem weiteren Schiff in die Todeszone des zentralen Mittelmeers. Das Schiff „Mare Jonio“ der NGO ist nach wie vor beschlagnahmt. Die Sprecher der Organisation erklären, dass derjenige kriminell ist, der Menschen in Lager festhalten lässt, sie auf der Flucht ertrinken lässt und Seenotretter*innen festnehmen lässt. Das Motiv der Kriminalisierung der Seenotrettung sei, dass jegliche Zeugen, Dokumentationen und Monitoring-Aktivitäten in der Todeszone verhindert werden sollen. „In der europäischen Geschichte haben wir im Angesicht von Konzentrationslagern schon einmal weggesehen, das werden wir nie wieder machen“, sagte Luca Casarini von der Mediterranea.

Mediterranea pronta a ripartire

La nave salperà entro le prossime 24 ore. „A brevissimo, questione di ore, massimo un giorno, torneremo in mare con un’imbarcazione battente bandiera italiana. Credo sia la migliore risposta a chi ha fatto una guerra contro chi salva le persone“. Lo ha detto Luca Casarini, capo missione dell’Ong Mediterranea, durante la conferenza stampa a bordo della Rainbow Warrior di Greenpeace ancorata a Palermo.

„E‘ incredibile che siamo arrivati a questo punto“, ha aggiunto Casarini, „chi fa affogare le persone è un criminale, chi li costringe nei lager è un criminale, non chi soccorre le persone in mare. Continueremo ad andare in mare, proprio dove non vogliono che noi andiamo. La nostra nave Jonio è sotto sequestro perché abbiamo salvato 50 persone, fra cui una bimba di due anni che ora sta bene“.        

Poi, a margine della conferenza stampa, ha continuato: „Le testimonianze, il monitoraggio, l’essere li dove c’è bisogno di aiuto. E‘ questo il nodo fondamentale, il motivo della criminalizzazione. Non vogliono testimoni di fronte a una tragedia che si sta compiendo nel Mediterraneo centrale e non li vogliono perché loro sanno tutto, sanno quando affondano, sanno quanti annegano. Dall’inizio del 2019 sono oltre 1500 morti nel Mediterraneo centrale a trasformare questo nostro mare in una fossa comune. Noi non ci stiamo, vogliamo andare li, denunciare quello che accade e, se possiamo, aiutare chi ha bisogno. La repressione e la criminalizzazione non ci fermano. E‘ troppo forte il desiderio di aiutare le persone e la volontà di non girare la testa dall’altra parte questa volta. Nella storia, in Europa, lo abbiamo già fatto di girare la testa dall’altra parte di fronte ai campi di concentramento, ma non lo faremo più“.

Il capo missione ha concluso esprimendo piena solidarietà „al capitano Carola. E‘ una di noi, la abbracciamo forte e andiamo avanti“.

adnkronos | 01.07.2019

Italienische „Mediterranea“ fährt wieder in Todeszone vor Libyen