Mitarbeiter*innen des UNHCR und der IOM stehen bei Push-Backs der sogenannten libyschen Küstenwache in den Häfen und zählen die Zurückdeportierten. Außerdem suchen sie die libyschen KZs auf, um einige Wenige auszuwählen, die entweder nach Niger oder in die EU evakuiert werden. Aufgrund dieses Monitoring in den Häfen und KZs schlagen erste UNHCR-Gruppen in Libyen Alarm: Die Internierungen werden immer grausamer, allein schon wegen zunehmender Überfüllung und der Sommerhitze. Besonders dramatisch sei die Situation im „Haftlager“ [UNHCR] in Zintan mit aktuell 654 Internierten. Es drohten Verzweiflungsszenarien. Nötig sei ein sofortiger Stopp der Push-Backs nach Libyen.

MSF fordert nach einer neuen Bestandsaufnahme eine „sofortige humanitäre Evakuierung“ aller 5.800 Internierten und die „Schließung der Haftzentren“.

Libia: Unhcr ha trasferito 96 migranti dal centro di detenzione di Zintan. Tra loro due neonati

Novantasei persone sono state trasferite ieri dal centro di detenzione di Zintan, situato a Tripoli, in Libia, a un “Centro di raccolta e partenza”. Il gruppo era composto da persone provenienti da Somalia, Eritrea ed Etiopia, e includeva due neonati. Ne dà notizia oggi l’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che sta garantendo cibo, alloggio, assistenza medica, supporto psicosociale, indumenti, scarpe, kit igienici e coperte. Le persone resteranno nella struttura in attesa di essere evacuate fuori dal Paese. “Nel centro di Zintan le condizioni sono terribili – informa l’Unhcr -. Le aree comuni sono sovraffollate e non dispongono di sufficiente aerazione. In alcune zone del centro i servizi igienici sono intasati e necessitano urgentemente di riparazioni. Di conseguenza, rifiuti solidi e organici si sono accumulati da giorni nelle celle e comportano seri rischi per la salute. Le tensioni fra i detenuti aumentano, a causa di agitazione e disperazione”. In totale, 654 rifugiati e migranti restano ancora detenuti a Zintan. “È necessario percorrere immediatamente tutte le opzioni disponibili per liberare tutti”, auspica l’Unhcr, chiedendo alla comunità internazionale di effettuare “ulteriori evacuazioni di rifugiati dalla capitale”. “Il numero delle persone condotte nei centri di detenzione dopo essere state soccorse o intercettate al largo delle coste libiche aumenta assai più rapidamente del numero di coloro che vengono evacuati”, denuncia l’agenzia delle Nazioni Unite: “Nel solo mese di maggio la Guardia costiera libica ha ricondotto in Libia un numero di persone (1.224) più elevato di quello registrato nell’insieme dei restanti mesi del 2019”. “È necessario rinnovare gli sforzi – conclude – volti a impedire che le persone soccorse o intercettate nel Mediterraneo centrale siano ricondotte in Libia. Fra gli altri fattori, poiché le condizioni di sicurezza in Libia sono estremamente instabili, non vi è alcun porto sicuro nel Paese dove i rifugiati e i migranti soccorsi possano essere fatti sbarcare”.

sir | 04.06.2019

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Libia: Msf, “5.800 migranti e rifugiati in condizioni disumane. Evacuazione umanitaria immediata e chiusura dei centri di detenzione”

Sono 5.800 i migranti e rifugiati intrappolati nei centri di detenzione in Libia lungo la linea del fronte. Medici senza frontiere, in una conferenza stampa oggi a Roma con la presenza dei capimissione Sam Turner e Julien Raickman, che operano a Tripoli, Misurata e Khoms, ha lanciato un appello “all’evacuazione umanitaria immediata per donne, uomini e bambini rinchiusi nei centri di detenzione lungo la linea del fronte” dopo aver incontrato alcuni rappresentanti delle istituzioni italiane. “Riconosciamo gli sforzi di alcuni governi europei, tra cui l’Italia, ma solo 300 persone sono state evacuate finora, mentre nello stesso periodo altre 1.200 persone sono state intercettate in mare dalla guardia costiera libica e riportate negli stessi centri”, ha detto Sam Turner. I due operatori umanitari hanno descritto la drammatica situazione nei centri che visitano periodicamente: “Cibo poco e di scarsa qualità, livelli altissimi di malnutrizione peggiorati dal conflitto, spazio ristrettissimo, finestre chiuse con mattoni. Le persone rimangono rinchiuse per mesi, in condizioni igieniche terribili”. “Il rischio per la salute mentale e che si ammalino di tubercolosi e di altre malattie è altissimo – ha aggiunto Julien Raickman -. Da settembre ad oggi nei centri sulle montagne occidentali sono morte 20 persone di Tbc. Le donne partoriscono e sono forzate a restare lì dentro con i neonati. È una sofferenza umana troppo alta”. Marco Bertotto, responsabile advocacy di Msf, ha denunciato “le politiche strutturali messe in piedi in questi anni” che producono un “effetto domino” nei reinsediamenti verso i Paesi di origine che non funzionano abbastanza e nei salvataggi in mare: “Ogni persona evacuata altre 4 vengono riportate nei centri di detenzione, come conseguenza del supporto diretto e indiretto alla guardia costiera libica, di assistenza tecnica nella zona Sar (di ricerca e soccorso): quindi non sono sufficienti interventi singoli”. La raccomandazione all’Italia e agli Stati che hanno una influenza sulle vicende libiche “è arrivare quanto prima all’interruzione del sistema di detenzione nei centri. È un sistema estremamente problematico, inefficace, inutile, disumano. La percentuale dei migranti trattenuti è piccola rispetto al numero di quelli presenti in Libia, ci sono risposte umanitarie che possono essere date alle persone vulnerabili fuoriuscite dai centri. Trattenerle non è accettabile”. L’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) ha identificato circa 10.000 rifugiati in Libia.

sir | 04.06.2019

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‚No safe places‘: aid group urges evacuation of migrants in Libya

MSF group slams migrant detention centre conditions, calls on EU to drop support for Libyan coastguard.

Thousands of refugees and migrants trapped in detention centres across Libya should be evacuated to Europe, the international medical charity Doctors Without Borders (MSF) has said.

Rights groups have documented cases of abuse and torture in the Libyan centres, while a two-month conflict around the capital Tripoli has made the situation worse.

„There are no safe places in Libya to take these migrants and refugees in order to remove them from the risk of conflict,“ Sam Turner, MSF head of mission in Libya said at a press conference on Tuesday.

„This is why we are urgently calling for their humanitarian evacuation“.

The North African country has been mired in turmoil since longtime ruler Muammar Gaddafi was removed in 2011, with rival administrations based in different parts of the country vying for power.

Libya is also the main conduit for African migrants and refugees trying to reach Europe, with nearly 6,000 people confined in detention centres, according to MSF.

The charity also called on EU governments to stop supporting the Libyan coastguard, which intercepts vessels transporting migrants and refugees and sends them to detention centres.

Unfit for purpose

According to MSF, there are more than 5,800 migrants and refugees held in Libyan detention camps, some of which are located near fighting between forces loyal to the Tripoli-based government of national unity and those who support the renegade general Khalifa Haftar.

Since Haftar’s Libyan National Army (LNA) launched an assault on Tripoli in early April, at least 510 people have been killed and 75,000 displaced, according to the World Health Organization.

The migrant detention centres are frequently in inappropriate places such as former schools, hangars and other buildings, sometimes with the windows bricked up.

„You have less than a square metre per person in many detention centres,“ MSF head of mission in Misrata and Khoms, Julien Raickman said.

„These people frequently eat just noodles, without any added protein, often for months, in insufficient quantities,“ he added.

Hundreds more migrants and refugees are held by armed groups elsewhere in the war-torn country.

Call for EU policy shift

„The number of people who are in detention centres is unacceptable in terms of suffering. But this is a small figure for which solutions are possible. It’s doable,“ Raickman said.

The charity also noted the irony of flying some migrants to Europe after getting them out of detention centres, while at the same time the Libyan coastguard prevents migrants from crossing the Mediterranean for Europe.

„We managed to evacuate 400 people from these camps [in recent weeks] but at the same time the Libyan coastguard has returned 1,200 people intercepted at sea,“ Raickman added.

European Union cooperation with Libya has been credited with sharply reducing the number of migrants arriving in Europe from North Africa and the Middle East from a 2015 peak.

Italy’s tough line on immigration and asylum seekers has seen many boats that pick up migrants to make the perilous journey across the Mediterranean increasingly return them to chaos-wracked Libya.

But there they face trafficking, kidnap, torture and rape, according to the United Nations and aid groups.

Al Jazeera | 04.06.2019

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Forderung nach Aufnahme von Migranten aus Libyen

Die Hilfsorganisation Ärzte ohne Grenzen fordert von den EU-Staaten die Aufnahme von 5.500 Migranten aus Flüchtlingslagern in Libyen.

Grund dafür seien die seit Monaten anhaltenden Kämpfe um die Hauptstadt Tripolis, sagte der Leiter der Libyen-Mission von Ärzte ohne Grenzen, Turner. Es gebe keinen Ort in dem Land, wohin die Migranten und Flüchtlinge gebracht werden könnten, um sie vor dem Konflikt zu schützen. […]

DLF | 05.06.2019

Libyen, UNHCR: Alarm wegen Zunahme der Lagerbevölkerung