Das katalanische NGO-Schiff „Open Arms“ ist mit 147 Geretteten an Bord nach dem gestrigen Urteil eines Gerichts in Mittelitalien inzwischen in italienischen Gewässern, es befindet sich wenige hundert Meter von Lampedusa entfernt. In der Zwischenzeit hat der italienische Innenminister Matteo Salvini ein neues Dekret gegen die Anlandung der „Open Arms“ unterzeichnet, aber die Verteidigungsministerin lehnt dieses ab und wird wohl Militärschiffe zum Transfer der Geretteten losschicken. Andere italienische Gerichte bereiten Strafermittlungen gegen Salvini vor. Neben Freiheitsberaubung wird es auch um die Missachtung internationaler Gesetze gehen.

Zeitgleich zum gestrigen Gerichtsurteil, das im konkreten Fall der „Open Arms“ das vor zehn Tagen verabschiedete Salvini-Kriminalisierungsdekret außer Kraft gesetzt hat, bewegen sich in der Frage der Flüchtlingsaufnahme die deutsche und französische Regierung sowie ein klein wenig auch die spanische Regierung.

Während die Geretteten auf dem fast zweiwöchig isolierten NGO-Schiff der „Open Arms“ einer wachsenden Qual durch die italienische und EU-Blockade ausgesetzt wurden, musste die NGO des Schiffs wahre politische Zirkusnummern in den EU-Staaten durchführen. Die Verantwortlichen der NGO suchten persönlich die Botschafter von EU-Staaten auf und setzten sich telefonisch mit Merkel und Macron in Verbindung, die die jetzige Situation des „Ad Hoc Mechanismus“ („bis September“) herbeigeführt haben.

Wieviel Boat-people im zentralen Mittelmeer sind in den letzten zwei Wochen der „Open Arms“ Blockade ertrunken? Niemand weiss es, denn die Scheinwerfer des grausamen politischen Spiels der EU waren auf die wirksame Blockade ausgerichtet.

[…] E‘ braccio di ferro sulla Open Arms conla ministra Trenta che non firma il nuovo divieto deciso da Salvini e la Procura di Agrigento che, dopo aver già iscritto e inviato a Roma un fascicolo per abuso d’ufficio con la Ong spagnola come persona offesa, potrebbe decidere ad horas di intervenire se la decisione del Tar di ieri di consentire l’ingresso della nave in acque italiane per l’immediato soccorso dei 147 migranti a bordo non dovesse essere eseguita in tempi brevi.

La nave dall’alba ha gettato l’ancora nella zona di Cala Francese, a poche centinaia di metri dal porto di Lampedusa. […]

Ma per l’approdo nel porto dell’isola distante solo poche centinaia di metri è braccio di ferro. Il ministro dell’interno Salvini ieri sera ha firmato un nuovo provvedimento di divieto di ingresso in acque italianeo nonostante la decisione del Tar, ribadendo il suo ’no‘ alla sbarco dei migranti, ma la ministra Trenta non ha firmato la decisione. “ Non firmo in nome dell’umanità“, spiega. „Non si può infatti ritenere che siano rinvenibili nuove cogenti motivazioni di carattere generale ovvero di ordine e sicurezza pubblica tali da superare gli elementi di diritto e di fatto nonchè le ragioni di necessità e urgenza posti alla base della misura cautelare disposta dall’autorità giudiziaria che anzi si sono verosimilmente aggravati. La mancata adesione alla decisione del giudice amministrativo – continua Elisabetta Trenta – potrebbe finanche configurare la violazione di norme penali“. E ancora: „Ho preso questa decisione motivata da solide ragioni legali ascoltando la mia coscienza. Non dobbiamo mai dimenticare che dietro le polemiche di questi giorni ci sono bambini e ragazzi che hanno sofferto violenze e abusi di ogni tipo. La politica non può mai perdere l’umanità“. E fino ad ora il provvedimento non è stato fimato neanche dal ministro dei Trasporti Toninelli. […]

Il nuovo decreto di Salvini non è stato ancora notificato alla Open Arms che su twitter sotolinea di aver fatto ingresso in acque italiane legittimamente. „OpenArms già in acque italiane con l’autorizzazione delle autorità. Il decreto Salvini ha cessato di essere in vigore nonostante le nuove minacce. Non abbiamo ancora i permessi per accedere al porto. Una lunga notte, ma la fine è vicina“.

Nelle prossime ore, il ministero della Difesa, come annunciato ieri dalla Trenta, potrebbe dare ordine di trasbordare i 32 minori presenti sulla Open Arms sulle motovedette militari e portarli a terra come sollecitato dal tribunale dei minori di Palermo e come espressamente richiesto anche dal premier Giuseppe Conte che in una lettera a Salvini aveva sollecitato immediati soccorsi per i minori e per le persone vulnerabili. Ottenendo, fino a questo momento, il secco rifiuto di Salvini.

La Repubblica | 15.08.2019

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La nave Open Arms può entrare in Italia

Lo ha deciso il TAR del Lazio superando di fatto il cosiddetto „decreto sicurezza bis“, Salvini ha detto che farà ricorso al Consiglio di Stato

[…] È una decisione senza precedenti. Da settimane diversi esperti di immigrazione avevano ipotizzato che il cosiddetto “decreto sicurezza bis” – che dà il potere al governo di vietare l’ingresso a qualsiasi nave per generici motivi di sicurezza – potesse violare diverse leggi italiane e trattati internazionali in fatto di soccorso in mare e protezione dei richiedenti asilo. La situazione in cui versa Open Arms è piuttosto comune, e sulla base delle motivazioni fornite dal TAR è plausibile immaginare che altre ong bloccate dal governo potrebbero fare ricorso, con buone speranze di vincerlo. «Siamo molto soddisfatti della risposta del Tar del Lazio, ci sembra importantissimo, non solo per noi, ma per il soccorso in mare e per la sicurezza delle persone che rischiano di morire nel Mediterraneo. Le Convenzioni internazionali ci danno ragione», ha detto a Internazionale la portavoce di Open Arms Veronica Alfonsi. […]

Perché il “decreto sicurezza bis” è così problematico

La norma più controversa del cosiddetto “decreto sicurezza bis” è l’articolo 1, secondo cui il ministro dell’Interno «può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica». Ma il soccorso in mare in caso di pericolo e il diritto di asilo sono però regolati da numerose convenzioni che non possono essere superate con una legge nazionale, che peraltro cita generici “motivi di ordine e sicurezza pubblica”.

Un primo problema era stato individuato già dal Servizio Studi della Camera, secondo cui «andrebbe chiarito come trovi applicazione la disposizione in caso di mancata individuazione in termini univoci del “porto sicuro” di sbarco». Quello di “porto sicuro” è un concetto molto diffuso nelle norme internazionali: esiste nella cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979 e in altre altre norme sul soccorso marittimo, che prevedono che gli sbarchi di persone soccorse in mare debbano avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica a dove è avvenuto il salvataggio sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. Per quasi tutte le navi che soccorrono migranti nel Mediterraneo centrale, cioè nei pressi della Libia, il primo porto sicuro è sicuramente l’Italia.

Il “decreto sicurezza bis” ignora completamente questo aspetto, concentrandosi sulla condizione di irregolarità dei migranti che entrano nelle acque italiane a bordo delle navi delle ong. Qui subentra un altro punto problematico del decreto: dato che tutte le persone soccorse intendono chiedere asilo in Italia – legittimamente, dato che il diritto internazionale prevede che chiunque possa farlo – non vanno trattati come migranti qualsiasi ma come richiedenti asilo.

Il respingimento dei richiedenti asilo è vietato da numerose norme del diritto internazionale: su tutte la convenzione di Ginevra del 1951, all’articolo 33, e dall’articolo 4 del Protocollo 4 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (“Le espulsioni collettive di stranieri sono vietate”). Ciascuna richiesta d’asilo va esaminata singolarmente e da un’autorità giudiziaria: per questa ragione allontanare una nave piena di richiedenti asilo equivarrebbe a un respingimento illegale.

„Open Arms“ und die grausamen politischen Spiele der EU