Der Fall der 47 Geretteten, die vor Syrakus auf dem NGO-Seenotrettungsschiff „Sea Watch 3“ über die maximale Zeit eines Polizeigewahrsams hinaus vom italienischen Staat blockiert und unter menschenunwürdigen Umständen vom Anlanden ferngehalten werden, kommt auf Antrag von „Sea Watch“ vor den Europäischen Menschenrechtsgerichtshof.

Gestern konnte eine Delegation aus Abgeordneten, die von der Linken bis zur Partei Berlusconis reichte, die Folter-Fluchtgründe der Boat-people aufnehmen. Sie hatten sich heimlich mit einem Schnellbootfahrt einen verbotenen Zutritt zur „Sea Watch 3“ verschaffen können.

Heute folgte eine Delegation der sozialdemokratischen PD, denen die Bootsanfahrt zuerst verweigert wurde. Nach dem Besuch der Geretteten erfuhren sie, dass sie nunmehr deswegen strafrechtlich verfolgt werden.

Zugleich bereiten Staatsanwälte die strafrechtliche Verfolgung der staatlichen Blockade der 47 Geretteten vor Syrakus vor, d.h. es wird ein zweites Strafverfahren gegen den Innenminister Matteo Salvini geben, nach der Freiheitsberaubung der Geretteten der „Diciotti“. Die regierungsbeteiligte Partei „Movimento5Stelle“ hat angekündigt, dass sie die Prozessmöglichkeit und die Aufhebung der Immunität des Innenministers mitträgt, zugleich verteidigt sie mehrheitlich seinen Kurs.

Im Unterschied zur Situation der „Sea-Watch 3“ vor wenigen Wochen, als sie vor Malta lag, herrscht dieses Mal in der Europäischen Union absolutes Schweigen zu den offensichtlichen Menschenrechtsverletzungen und zu Verteilungsmöglichkeiten der Geretteten in der EU. Eine weitere Verweigerungsfront hat sich mit Spanien aufgetan: Das Land hatte zuvor die Verteilungsmechanismen mit vorangetrieben. Da die EU aber die zugesagte Finanzierung der vorverlagerten Abschottung in Marokko zögerlich handhabt, sieht die spanische Regierung in einer gemeinsamen Asyl-Aufnahmepolitik kaum noch Chancen.

Außerdem radikalisiert die italienische Regierung ihren Kurs. Sie hat den Niederlanden, deren Flagge die Sea Watch 3 trägt, vorgetragen, dass sie die 47 Geretteten nach Amsterdam fliegen lassen würde (in Regierungsworten: „Humanitärer Korridor“ in die Niederlande). Das wäre ein – für uns erfreulicher und lang ersehnter – Affront gegenüber der Dubliner Vereinbarung, die in der EU die Erstaufnahme im Ankunftsstaat vorsieht.

Der Europäische Menschenrechtsgerichtshof ist der einzige verbliebene Machtfaktor gegen die Blockade der 47 blockierten Geretteten. Hoffen wir, dass der EGMR auch den italienischen Massen-Push-Back nach Libyen am vergangenen Sonntag schnellstens behandeln wird.

Um Klarheit zu verschaffen: Die PD, die italienische Sozialdemokratische Partei, hervorgegangen aus der ehemaligen KPI und einigen christdemokratischen Fraktionen, hatte wenige Tage zuvor aus dem Munde ihres früheren Vorsitzenden Romano Prodi verlauten lassen, dass sie ihre Führungskader faktisch verloren hat. Es herrscht Wahlkampf in der EU. Vor allem gilt dies für die Regierungsparteien, aber auch für die Opposition.

Verbleiben die diversen, auch neuen antirassistischen Strömungen und eine tendenziell durchaus mehrheitsfähige Willkommenskultur, angesichts eines sich abzeichnenden Führerprinzips mit elektronisch-plebiszitären Tendenzen in Italien.

Sea-Watch schaltet Menschenrechtsgerichtshof ein

Rom (dpa) – Die deutsche Hilfsorganisation Sea-Watch hat wegen ihres blockierten Rettungsschiffes mit Migranten an Bord den Europäischen Gerichtshof für Menschenrechte eingeschaltet.

„Wir haben im Namen der Crew und eines Geretteten (…) ein Eilverfahren gestartet“, erklärte Sprecher Ruben Neugebauer am Montagabend. Die „Sea-Watch 3“ hatte vor rund zehn Tagen 47 Migranten vor Libyen geborgen und harrt nun vor der sizilianischen Küste der Dinge. Italien verweigert dem Schiff, anzulegen.

„Wir können nicht länger hinnehmen, dass die europäischen Staaten gemeinschaftlich das Seerecht brechen und wir können nicht akzeptieren, dass Seenotrettung von EU-Verhandlungen abhängig gemacht wird“, so Neugebauer zur Deutschen Presse-Agentur. Nähere Details zu dem Verfahren beim Gerichtshof sollten am Dienstag bekanntgegeben werden.

Die italienische Regierung erklärte wiederum, die Gerichtsbarkeit liege bei Holland, da das Schiff unter niederländischer Flagge fahre. Man biete einen „humanitären Korridor“ an, um die Migranten in die Niederlande zu bringen, hieß es in einer Mitteilung. […]

Merkur | 28.01.2019

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Sea Watch, Palazzo Chigi: „Italia pronta a corridoio umanitario con l’Olanda“

Il caso verrà portato davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Palazzo Chigi: „La condotta della nave è stata temeraria. Hanno voluto creare un caso mediatico?“ Martina e Orfini (Pd) indagati per essere saliti a bordo della Sea Watch. La Prefettura di Siracusa: „Mai autorizzato l’accesso ai parlamentari. Gli era noto il divieto“

dalla nostra inviata ALESSANDRA ZINITI

„Il caso Sea Watch è all’attenzione della Corte europea dei diritti dell’uomo“ e „l’Italia ritiene che la giurisdizione appartenga all’Olanda, in quanto Paese di bandiera della nave che ha effettuato il salvataggio in acque internazionali. Pertanto domani l’Italia depositerà una memoria davanti alla Corte, con la quale farà valere la giurisdizione olandese, contestando la propria legittimazione passiva“. Lo afferma in serata una nota di palazzo Chigi.  „Già da ora l’Italia si rende disponibile, una volta riconosciuta la giurisdizione olandese, a offrire un corridoio umanitario al fine di consentire un trasferimento dei migranti verso l’Olanda“, si precisa. „Nel frattempo, abbiamo offerto la nostra totale disponibilità per assistenza in caso di richiesta, mettendo a disposizione due motovedette della guarda costiera e una della guardia di Finanza, che sono nei pressi pronte a intervenire“.

Di Maio sceglie tuttavia di usare toni più aspri: „Sui migranti è tempo che rialziamo la testa. O l’Ue redistribuisce questi 47 o, ancor meglio, l’Olanda se li prende: la bandiera non è una cosa folklorstica, indica che quella barca è Olanda. Intervenendo a „Quarta Repubblica“, su Rete 4, Di Maio afferma: „Siamo pronti a un incidente diplomatico con l’Olanda“. E aggiunge, polemico: „Tutti quelli che si oppongono al governo, l’unico argomento che possono ancora trattare, sono i migranti. I disoccupati, i pensionati, i piccoli imprenditori, i commercianti sono stati traditi. Possono andare sul ponte di una nave a dire che bisogna aiutare quelle persone perché lì ci sono persone che non li conoscono, perché se conoscessero questa gente probabilmente gli stessi migranti direbbero non vi occupate di noi, perché vi siete occupati di tante persone in questi anni e le avete prese in giro“.

Da Palazzo Chigi, nella nota diffusa in serata, giungono anche pesanti critiche alla condotta della nave della Ong. „Si conferma la temeraria condotta della Sea Watch che, in condizioni di mare mosso, anzichè trovare riparo sulla costa tunisina distante circa 40 miglia, universalmente considerata porto sicuro, si è avventurata in una traversata di centinaia di miglia mettendo a rischio l’incolumità dei migranti a bordo“. „Rimane un quesito finale – si legge a conclusione della nota – l’obiettivo dell’azione della Sea Watch era salvare i naufraghi e offrire loro un pronto riparo nel primo porto sicuro (Tunisia) oppure creare un caso internazionale richiamando l’attenzione dei mass media?“

Sulla visita dei parlamentari Pd a bordo della nave della Ong intanto si è mossa la magistratura. „I campi in Libia sono un inferno che non finisce mai, ci hanno detto i migranti sulla #SeaWatch. Io e @maumartina siamo appena rientrati in porto. Ora stiamo facendo l’elezione di domicilio perché a quanto pare siamo indagati per essere saliti sulla nave“. Così il presidente del Pd Matteo Orfini su Twitter.

Martina, dopo essere sbarcato, ha dichiarato: „Non ci si può girare dall’altra parte. Serve una riscossa civile e democratica e ciascuno deve fare quello che può. Io, noi, non ci rassegnamo a vivere in un Paese dove il governo decide di utilizzare drammi umani per la propria propaganda quotidiana.  Basta guardare negli occhi quelle persone per capire che è disumano quello che stanno facendo. Fateli sbarcare“.

La delegazione era salita a bordo della Sea Watch dopo una riunione nella prefettura di Siracusa, che aveva deciso lo stop alla navigazione nel tratto di mare fino a mezzo miglio dalla nave della Ong tedesca con a bordo 47 migranti: decisione che aveva inizialmente bloccato  la „staffetta democratica“ dei dem. Nel primo pomeriggio si era diffusa la notizia di una deroga che apriva alla svolta. E nel frattempo il procuratore Scavone ha delegato alla Capitaneria di Porto le condizioni di igiene e di sicurezza della nave.  […]

La Repubblica | 28.01.2019

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‚Non siamo pesci‘ – Solidaritätsdemonstration für die Boat-people vor der Abgeordnetenkammer in Rom

„Fate sbarcare i migranti“. ​In piazza la sfilata buonista per Sea Watch

Davanti a Montecitorio si radunano i firmatari dell’appello „Non siamo pesci“. Sotto la pioggia Pd, Radicali, scrittori e artisti

Bartolo Dall’Orto

Ci sono un po‘ tutti. C’è il Pd, Magistratura Democratica, i Radicali, Futura e chi più ne ha più ne metta. Si radunano in piazza Montecitorio, di fronte alla Camera, per protestare contro il mancato sbarco dei migranti della Sea Watch in Italia. „Non siamo pesci“, è il titolo dell’appello-iniziativa lanciato da Luigi Manconi („A buon diritto“) e Sandro Veronesi che oggi si esibisce in piazza in una delle più classiche manifestazioni pro-immigrati.

Il „manifesto“ è stato pubblicato la settimana scorsa e ha raccolto l’adesione di diversi „Vip“ della cultura e della televisione. L’armata è composta dai vari Elena Ferrante, Christian De Sica, Lawrence Ferlinghetti, Ficarra e Picone, Corrado Formigli, Luciana Littizzetto, Michele Serra, Dario Marianelli. E ancora: Roberto Saviano, Gad Lerner e Roberto Benigni.

I firmatari contestano la decisione di affidare a Tripoli il recupero di 100 migranti in naufragio, ricordano i 117 immigrati deceduti al largo della Libia e attaccano la decisione del governo di non far sbarcare i 47 migranti a bordo della Sea Watch, bloccata per ora di fronte al porto di Siracusa. Chiedono inoltre di „istituire subito una commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo e di realizzare una missione in Libia“. E per dare maggior peso alle loro parole, si riuniscono in piazza al grido „non siamo pesci“.

All’appello ha subito risposto il Pd, che con Graziano Delrio che si è detto pronto a chiedere una commissione di inchiesta. „È necessario che il nostro Paese si faccia garante del rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali. – sottolinea Enrico Borghi, della presidenza dei deputati del Partito Democratico – Dall’inizio dell’anno sono morte nelle acque del Mediterraneo 140 persone e altre 47 sono bloccate in mare sulla nave Sea Watch. Abbiamo il dovere di fare luce su quanto sta accadendo in quello che è stato culla di civiltà, affinché termini questa macabra conta“.

Sotto la pioggia si sono radunati alcuni dei promotori e aderenti all’appello. Alcune decine, dicono le agenzie di stampa, tra cui parlamentari, attori, intellettuali e portavoce dell’Ong Open Arms. Tra i volti si riconoscono Alessandro Bergonzoni, la scrittrice Micaela Murgia (che ha letto un brano), Sandro Veronesi, Gad Lerner e il vice presidente della Camera dei deputati, Ettore Rosato. […] Sono circa 7mila quelli che hanno aderito all’appello. […]

Il Giornale | 28.01.2019

Sea Watch / Salvini vor dem Europäischen Menschenrechtsgerichtshof (EGMR)

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