Noch bevor sich die Innenminister von Frankreich, Italien, Deutschland Malta und Finnland heute in Valetta zusammengesetzt haben, um über Umverteilungsquoten von Migrant*innen, die im zentralen Mittelmeer gerettet wurden, zu verhandeln, haben mehrere NGOs in einer gemeinsamen Erklärung ihre Forderungen an das Treffen öffentlich gemacht. Obenan steht der Appell, alle konfiszierten zivilen Rettungsboote unverzüglich freizugeben, damit diese ihre Mission wieder aufnehmen können und nicht noch mehr Menschen ihren Versuch, nach Europa zu gelangen, mit dem Leben bezahlen. Wir dokumentieren den Text, den u.a. Sea-Watch, Mediterranea Saving Humans, Welcome to Europe, Borderline Europe und Watch The Med Alarmphone unterschrieben haben, auch um die Ergebnisse des Ministertreffens an den Forderungen derer zu messen, die in den letzten Monaten tatsächlich Menschen in Seenot gerettet haben.

De-Confiscation of all Rescue Ships NOW!

In light of today’s meeting in Malta where five EU interior ministers convene to discuss a relocation quota for migrants rescued in the Mediterranean, we issue this collective statement to demand the immediate release of all NGO rescue ships:

The EU border regime blocks all safe legal passages and forces refugees and migrants to move on hidden routes and travel on unseaworthy boats. Shame on you.
The EU is unwilling to organise a proper sea-rescue program for those affected by their policies. Instead, illegal push/pull-back collaboration between aerial assets of the EU and Libyan forces is a daily practice. Shame on you.

When individuals and organisations from the civil society intervene to rescue lives at sea, the EU and its member states criminalise them. While people are dying and drowning, the EU and its member states keep life-saving rescue ships confiscated. Shame on you.

We demand:

  • Immediate de-confiscation of all civil rescue ships in Italy!
  • Immediate end to the EU collaboration with Libyan forces!
  • No continued efforts to criminalise sea rescue!
  • Open harbours in Italy and Malta, immediate disembarkation after rescue!
  • Quick relocation and distribution of refugees and migrants according to their wished destination countries and particularly in collaboration with solidarity and sanctuary cities all over Europe!

Sea Watch, Mediterranea Saving Humans, Welcome to Europe-Italy, Borderline-Europe, INURA, Ajuntament de Barcelona-Global Justice Department and WatchTheMed Alarm Phone

WTM Alarmphone | 23.09.2019

In den Ergebnissen, die bisher von dem Malta-Treffen bekannt geworden sind, findet sich keine dieser Forderungen wieder. Die Entkriminalisierung der zivilen Seenotrettung war offensichtlich kein Thema. Verständigt haben sich Frankreich, Italien, Malta und Deutschland auf ein Minimalprogramm:

  • Die Dublin-Verordnung für Migrant*innen, die auf der zentralen Mittelmeerroute gerettet werden und in Italien oder Malta landen, soll vorläufig ausgesetzt werden. Die Geflüchteten sollen innerhalb eines Monats auf die vier Länder verteilt werden.
  • ein Rotationsprinzip für die Häfen, in denen die Boat-people an Land gehen.
  • Andere europäische Staaten können sich auf freiwilliger Basis dem Abkommen anschließen.
  • Das Abkommen gilt ausschließlich für Migrant*innen, die im zentralen Mittelmeer gerettet worden sind, nicht aber jene, die autonom Italien oder Malta erreichen oder aber auf der östlichen bzw. westlichen Mittelmeerroute in Europa ankommen.
  • Die italienische Innenministerin hat bestätigt, dass die von dem ehemaligen PD-Innenminister Minitti getroffene Vereinbarung zwischen Italien und Libyen, welche die Finanzierung und Ausbildung der von Milizen betriebenen libyschen Küstenwache vorsieht, Bestand hat.

Dieser Konsens betrifft aktuell gerade mal 9% der Migrant*innen, die versuchen, auf dem Seeweg nach Europa zu kommen. Weitaus mehr landen direkt auf sog. Phantombooten in Lampedusa, Sizilien, Sardinien oder Kalabrien. Das Rotationsprinzip widerspricht internationalem Seerecht, demzufolge Rettungsschiffe den nächstgelegenen sicheren Hafen anlaufen müssen. Und Griechenland und Spanien werden sich kaum einem Abkommen anschließen, das nur Migrant*innen betrifft, welche auf der zentralen Mittelmeerroute Europa erreichen. Seit Anfang des Jahres sind mehr als 19.700 Migrant*innen an der spanischen und fast 42.000 an der griechischen Küste angekommen. Und die Landungen auf den griechischen Inseln nehmen stündlich zu. Bemerkenswert ist schließlich, dass auch die neue italienische Regierung an Verträgen mit kriminellen libyschen Milizen festhält, weil sie als Grenzschützer im Dienste Europas gebraucht werden.

Offensichtlich hat sich Italien mit der Forderung durchgesetzt hat, dass der Asylanspruch erst nach der Umverteilung und nicht schon unmittelbar nach der Ankunft der Geflüchteten in Italien oder Malta geprüft wird. Im Gegensatz dazu hatte die Vorsitzende des Innenausschusses des deutschen Bundestags nämlich gefordert: „Bevor wir einer Aufnahme per Quote aus Italien zustimmen, sollte mindestens klar sein, dass nur die Schutzberechtigten unter den Bootsmigranten umverteilt werden. Aktuell kommt die Mehrheit der Geretteten aus Staaten mit sehr niedriger Anerkennungsquote.“ Im Klartext: politisch Verfolgte ja, Wirtschaftsflüchtlinge nein.

Wieviel diese Übereinkunft wert ist, wird sich in zwei Wochen zeigen, wenn die EU-Innenminster in Luxemburg das Thema behandeln. Wahrscheinlich ist, dass auch dieses Dokument wie so viele andere vorher als Altpapier entsorgt wird.

Cosa prevede l’accordo di Malta sui migranti

È stato raggiunto un accordo per il ricollocamento dei migranti al vertice che si è svolto alla Valletta il 23 settembre e a cui hanno partecipato i ministri dell’interno di Francia, Germania, Italia, Finlandia e Malta.

L’accordo, che per il momento coinvolge solo quattro paesi ed è temporaneo, sarà discusso con gli altri ministri dell’interno dei paesi membri dell’Unione europea il 7 e l’8 ottobre in Lussemburgo. La proposta sarà presentata dalla Finlandia, che ha la presidenza di turno dell’Unione europea. Ecco i punti dell’intesa.

  • I migranti che arrivano in Italia e a Malta e che sono soccorsi lungo la rotta del Mediterraneo centrale saranno redistribuiti nei diversi paesi europei nel giro di quattro settimane dall’approdo, superando il principio di paese di primo ingresso previsto dal Regolamento di Dublino.
  • Sarà previsto un meccanismo di rotazione dei porti di sbarco.
  • I paesi europei potranno aderire all’intesa su base volontaria.
  • L’accordo riguarda i migranti che sono soccorsi in mare dalle organizzazioni non governative e dai mezzi militari, ma non riguarda i migranti che arrivano autonomamente e quelli che arrivano in Europa attraverso altre rotte come quella del Mediterraneo occidentale (Marocco-Spagna) e quella dell’Egeo (Turchia-Grecia).
  • La ministra dell’interno italiana Luciana Lamorgese si è detta soddisfatta al termine del vertice dicendo che “l’Italia non è più sola e arrivare in Italia o arrivare a Malta vuol dire arrivare in Europa e su questo c’è ampia condivisione da parte di tutti”. La ministra ha confermato che rimarrà in piedi l’accordo che l’Italia ha sottoscritto con la Libia nel febbraio 2017 che prevede il finanziamento e l’addestramento della cosiddetta guardia costiera libica, un corpo formato da ex miliziani ed ex trafficanti che è stato accusato da diversi rapporti internazionali di aver violato i diritti umani. […]

Internazionale | 23.09.2019

:::::

Sbarchi, accordo tra i ministri Ue. Lamorgese: „Da oggi l’Italia non più sola“

Restano gli accordi con la Libia. Il concetto alla base del nuovo patto di solidarietà sui flussi migratori: chi sbarca in Italia o a La Valletta sbarca in Europa, l’accoglienza ma anche i rimpatri non saranno più solo sulle spalle dei paesi di approdo. Porto sicuro in Sicilia come prova di buona volontà per la nave della Ong Viking.

L’accordo c’è e l’Italia la spunta sui due principi che dovrebbero dare finalmente sostanza al concetto che è alla base del nuovo patto di solidarietà europeo sui flussi migratori: chi sbarca in Italia o a Malta sbarca in Europa, l’accoglienza ma anche i rimpatri di chi arriva non saranno più solo sulle spalle dei paesi di approdo.

La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha portato a casa un risultato significativo: il meccanismo di redistribuzione automatica dei migranti salvati nel Mediterraneo settentrionale da navi umanitarie, militari o commerciali riguarderà non solo chi ha diritto alla protezione umanitaria ma tutti i richiedenti asilo, cioè la quasi totalità di chi sbarca. La redistribuzione (tra i Paesi che aderiranno) sarà obbligatoria e lo Stato che riceverà la sua quota di migranti dovrà farsi carico dell’accoglienza, della valutazione dell’istanza di asilo ma anche dei rimpatrio di chi non ha diritto. Gli sbarchi, però, continueranno a essere soprattutto nei porti italiani e maltesi: la rotazione dei porti, altro concetto che all’Italia stava a cuore, avverrà soltanto su base volontaria dunque, tranne che in momenti di particolare pressione, sarà poco probabile che altri Paesi si offrano di ospitare le navi nei loro porti.

L’accordo raggiunto al vertice di Malta tra i ministri dell’Interno di Italia, Francia, Germania, Malta e Finlandia alla presenza del commissario europeo uscente all’immigrazione Avramopoulos lascia molto soddisfatta la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: “Da oggi possiamo dire che l’Italia non è più sola nella gestione dei flussi migratori – ha detto la Lamorgese – sono molto soddisfatta della disponibilità mostrata dagli altri Stati a seguire una linea finalmente europea. E non era affatto scontato. Porteremo la bozza di accordo al Consiglio degli affari interni a lussemburgo il prossimo ottobre e speriamo che aderiscano molti altri paesi. Non è un pacchetto chiuso, siamo aperti ad eventuali emendamenti, ma è la base per il superamento dell’accordo di Dublino”. […]

Sugli accordi con la Libia, però, l’Europa non intende recedere nonostante la situazione sempre più preoccupante, il recente rapporto dell’Onu, le inchieste giudiziarie, l’assassinio a sangue freddo di un migrante riportato indietro dalla Guardia costiera libica. “Gli accordi con la Libia li teniamo in piedi – ha detto il ministro Lamorgese – la guardia costiera libica sta facendo un buon lavoro e le daremo supporto per mettere in sicurezza i porti di approdo”. […]

La Repubblica | 23.09.2019

:::::

Altro che svolta epocale, l’accordo sui migranti legittima le politiche di Salvini e Minniti

Dal vertice di Malta sui migranti, l’Italia porta a casa l’impegno su ricollocamenti automatici e possibile rotazione sui porti di sbarco. L’Europa cerca faticosamente una unità di intenti sulla gestione dei flussi sulla rotta libica, ma conferma gli accordi con la Libia. Il governo esulta, ma i problemi sono ancora tutti sul tavolo. Irrisolti e sempre più grandi.

I toni sono praticamente sempre gli stessi, come avviene dopo ogni vertice sui migranti che si concluda senza sedie che volano o tavoli che vengono ribaltati: “Grande svolta”, “risultato importante”, “finalmente l’Europa si assume le proprie responsabilità”, “l’Italia non sarà più sola nella gestione degli sbarchi”, “ora è chiaro che chi sbarca in Italia arriva in Europa”. Giuseppe Conte e Luciana Lamorgese rivendicano un successo italiano su tutta la linea dopo il mini-vertice di Malta, convinti di aver finalmente impostato le basi per una soluzione nel breve e medio periodo al problema che da anni domina l’agenda pubblica del Paese: i flussi di migranti da Libia e Tunisia, le operazioni di salvataggio in mare aperto e il ruolo delle ONG. Il dato politico, in effetti, è di grande rilevanza: l’Italia rinuncia alle inutili prove di forza muscolari, rompe l’isolamento dovuto alla scriteriata condotta di Salvini e soci, si siede al tavolo con i principali partner europei per cercare la strada della concretezza. Messa da parte l’ambiziosa ma raffazzonata European Multilevel Strategy for Migration, insomma, Conte cerca di giocare di sponda con Francia e Germania, consapevole di muoversi su un campo minato, ma di avere la grande opportunità di disinnescare la principale arma nelle mani della propaganda di Matteo Salvini. I toni trionfalistici di ieri e oggi, però, sono del tutto fuori luogo.

L’accordo trovato a Malta, in verità, è avallato solo da quattro Paesi (Francia, Germania, Italia e Malta) e manca ancora un testo ufficiale. Per il momento, si tratta di una bozza (da discutere al vertice in Lussemburgo dei Paesi membri il 7 e 8 ottobre, su proposta della presidenza finlandese), i cui contenuti sono stati anticipati alla stampa dal ministro dell’Interno e rilanciati con grande enfasi dalla macchina propagandistica della Presidenza del Consiglio. Il patto riguarderebbe solo i migranti che arrivano in Italia e Malta sulla rotta del Mediterraneo Centrale e unicamente quelli soccorsi in mare dalle ONG o direttamente dai due Stati. Per intenderci, restano esclusi gli sbarchi “autonomi” e quelli “fantasma”, che sono particolarmente impattanti per Lampedusa (raggiunta ormai quotidianamente dai cosiddetti “barchini” che arrivano dalla Tunisia). Per i migranti soccorsi da ONG e mezzi militari italiani e maltesi, dunque, sarà attivato un meccanismo automatico di redistribuzione (che dovrebbe essere completato in 4 settimane) e che consentirà di superare de facto il principio di primo ingresso del Regolamento di Dublino (ovvero l’automatismo fra paese di sbarco e richiesta di asilo o protezione internazionale). I dettagli di tale meccanismo non sono ancora chiarissimi, perché non sembrano esserci né quote minime e massime, né l’obbligatorietà per i singoli Paesi di aderire all’accordo. A quanto pare, la redistribuzione riguarderebbe “tutti i richiedenti asilo, e non solo chi ne ha diritto”, per citare le parole di Conte, dunque sarebbe caduto uno dei ostacoli “storici” posti dagli altri Paesi UE all’Italia. La riforma di Dublino, è bene sottolinearlo, resta ancora una chimera, considerando l’orientamento di molti Stati membri e lo scriteriato comportamento di Lega e Movimento 5 Stelle nella scorsa legislatura del Parlamento Europeo.

L’altro punto centrale riguarda la “rotazione dei porti di sbarco”, che sarà sulla base della disponibilità dei singoli Paesi. Non ci sarà alcun automatismo, Malta e Italia resteranno i porti principali, ma di volta in volta potrebbe accadere che “volontariamente” gli Stati aderenti mettano a disposizione i loro porti. Una sorta di rotazione volontaria che però presenta delle complessità evidenti, legate anche all’eventualità che naufraghi già provati dalla traversata siano costretti ad altri giorni di viaggio per raggiungere porti lontani (e non è neanche chiarissimo su quali imbarcazioni dovrebbero farlo, ad esempio nel caso di un salvataggio operato da una ONG).

Restano invece confermati gli accordi con la Libia, che anzi acquistano maggiore centralità con il riconoscimento dell’”ottimo lavoro” che secondo Lamorgese e Conte starebbero facendo i libici nel “contenimento giornaliero” dei migranti. Una valutazione che arriva nel momento in cui l’ONU sottolinea in un rapporto le enormi problematicità della gestione libica e ci sono ulteriori riscontri dei crimini commessi proprio dalla guardia Costiera libica. Tra l’altro, proprio rispondendo a una domanda sul “pull factor”, Conte lascia intendere come tali accordi potrebbero subire una implementazione e ribadisce un punto essenziale: l’Italia non abbandonerà “la strada del rigore, il diritto a regolare gli ingressi e a combattere i trafficanti che alimentano i percorsi della morte”. Tradotto: gli accordi di Minniti non si toccano, anzi si ampliano; la linea di Salvini va proseguita, nessun tagliando al decreto sicurezza bis e resta la possibilità di interdire l’ingresso nelle acque italiane alle ONG; nessuna certezza sui tempi entro i quali saranno portate a termine le operazioni di soccorso (“si entra alle condizioni che diciamo noi, quando e come decidiamo noi”); le ONG restano sorvegliate speciali, visto che “non è che perché c’è un clamore mediatico internazionale possiamo creare un trattamento di favore” (???).

È importante sottolineare, infine, come l’accordo investa soltanto Italia e Malta, non dunque i migranti che arrivano in Spagna e Grecia da altre rotte. Se ci riferiamo al solo 2019, dunque, il patto avrebbe riguardato circa 8500 migranti, mentre nella sola Grecia ne sono giunti 42mila e in Spagna circa 20mila. È chiaro che, in presenza di un meccanismo del genere i flussi potrebbero subire modificazioni, ma è altrettanto evidente come Spagna e Grecia potrebbero spingere per un approccio diverso, che ampli il raggio di azione della UE. Nei fatti, dunque, il vertice in Lussemburgo potrebbe essere tutt’altro che una passeggiata di salute e l’accordo di Malta rischia di essere debole in partenza, perché senza quell’ampia condivisione che appare essenziale.

Il patto a 4 + 1 di Malta, insomma, va visto come un buon risultato politico, perché avvia un percorso di condivisione di scelte e di responsabilità. Ma la ratio che sostiene alcune scelte appare molto discutibile, perché non solo non risolve problemi endemici e strutturali, ma si muove in perfetta continuità con le fallimentari e discutibilissime politiche degli ultimi mesi: mano libera ai libici, approccio emergenziale per flussi tutto sommato gestibili, criminalizzazione del soccorso in mare da parte delle ONG, disimpegno europeo nella search and rescue dei migranti, approccio manicheo nella distinzione fra „chi ha diritto e chi no“ di entrare in UE, zero certezze sulla creazione di canali umanitari sicuri, zero investimenti concreti sulle politiche di sviluppo. Difficile, davvero difficile, parlare di svolta epocale.

Fanpage.it | 24.09.2019

:::::

Ein Durchbruch klingt anders

Viel haben die vier europäischen Innenminister über die geplante Verteilung geretteter Migranten nicht verraten. Das macht sich der Rechtspopulist Matteo Salvini zunutze.

[…] Der Grund für das Treffen hatte aber weniger mit den Migranten und Flüchtlingen zu tun, sondern vielmehr mit dem Regierungswechsel in Rom. Die Fünf-Sterne-Bewegung und die Sozialdemokraten haben Ende August eine Koalition mit einem einzigen Daseinszweck gebildet: den Rechtspopulisten Matteo Salvini dauerhaft von der Macht fernzuhalten. Da Salvini die Migration als Vehikel zur Macht nutzt und weiter nutzen wird, will man es ihm – sorgfältig europäisch koordiniert – aus der Hand nehmen. Die Innenminister waren also vor allem nach Malta gekommen, um die ziemlich fragile italienische Regierung zu stützen.

So gut und richtig man das auch finden kann, für eine kraftvolle Initiative in der Migrationspolitik hat es offenbar nicht gereicht. Das ist auch daran zu erkennen, dass die Minister nur die Tatsache der Einigung und keine Ergebnisse verkündeten. Sie fuhren wieder ab, ohne etwas Konkretes bekannt zu geben. Nur die italienische Innenministerin ließ verlauten, man habe sich in „einem Entwurf“ auf fünf Punkte geeinigt. […]

Zeit Online | 23.09.2017

:::::

Europa sendet fragwürdige Signale in Richtung Afrika

Es war Wolfgang Schäuble, der die Bedeutung von Symbolen in der Migrationspolitik auf den Punkt brachte: „Lawinen kann man auslösen, wenn irgendein etwas unvorsichtiger Skifahrer an den Hang geht und ein bisschen Schnee bewegt“, sagte er mit Blick auf das Handeln der Bundesregierung unter der Führung Angela Merkels.

Ob Horst Seehofer (CSU) diese Warnung noch im Ohr hat, kann man bezweifeln. Auf dem Seenotrettungsgipfel in Malta bekannte er sich am Montag zur Aufnahme von Migranten, die mit Rettungsschiffen an den Südküsten Europas ankommen.

Gemeinsam mit seinen Innenministerkollegen aus Frankreich, Italien und Malta einigte er sich auf einen vorläufigen Verteilungsmechanismus von Bootsmigranten im zentralen Mittelmeer. „Wir haben Regelungen gefunden für einen temporären Notfallmechanismus“, der Italien und Malta helfe, sagte er am Montag nach dem Minigipfel im maltesischen Valletta. Er sei mit dem Ergebnis des Treffens „hoch zufrieden“. […]

Schon seit einem Jahr nehmen Deutschland und weitere Staaten Italien einige der nur noch wenigen Tausend Migranten ab, die von Rettungsschiffen dorthin gebracht wurden. Allerdings beharrten Deutschland und die übrigen Staaten bisher immer darauf, dass es sich nur um Ausnahmen handele und man bei jedem einzelnen Schiff wieder neu gefragt werden wolle. Nun soll die Quote her. Der Prozess ist ein Lehrstück darüber, wie durch viele kleine Elemente neue politische Fakten geschaffen werden. […]

Der erste Schritt war die jahrelange Inkaufnahme, dass Italien die europäischen Asylverträge missachtete und dort ankommende Migranten nach Norden „durchwinkte“; oder genauer genommen nach ihrer Ankunft rasch in schlecht ausgestattete Heime an der Nordgrenze schickte. Bis heute werden die über das Asylsystem eingereisten Migranten vor allem in der Lombardei und anderen Nordregionen untergebracht, allerdings besser versorgt als noch vor drei Jahren.

Der zweite Schritt war das Angebot an Italien, Migranten von den Schiffen abzunehmen. Damit sollte erreicht werden, dass der Mittelmeerstaat die NGO-Schiffe in seine Häfen einlaufen lässt.
Nun folgt wohl als dritter Schritt die Zusage, nach einer festen Quote die Neuankömmlinge aufzunehmen. Und Seehofer bekundete schon vergangene Woche, dass diese Quote auch gelten würde, falls wieder staatliche Schiffe ins Mittelmeer gesendet werden.

So vorteilhaft die angepeilte Dauerlösung momentan auch wirkt, Seehofer und seine Innenministerkollegen aus Italien und Frankreich haben am Montag von Malta das Signal nach Afrika gesendet, dass bald wahrscheinlich nach Norden umverteilt wird, wer mit einem Rettungsschiff ans europäische Ufer gebracht wird. […]

Welt | 23.09.2019

:::::

Migranten im Mittelmeer: „Chance für eine neue Ära“

Italien und Malta sollen weiter die sicheren Häfen für die Seenotrettung bereitstellen. Italien fordert, dass die Migranten zulasten der EU verteilt werden und Wirtschaftsflüchtlinge zur Verteilung gehören. Update

Thomas Pany

[…] In Italien sind 85 Prozent der Migranten im Land sogenannten Wirtschafts- oder Armutsflüchtlinge, wie La Republicca berichtet. Der mittlerweile auch in Deutschland bekannte Migrationsforscher Matteo Villa hat in der Vergangenheit bereits auf die Schwierigkeiten hingewiesen, die Italien mit der Rückführung der Migranten hat und damit, dass viele Migranten gemäß den Dublin-Vereinbarungen von anderen EU-Ländern – auch von Deutschland – wieder zurückgeschickt werden.

In seinem jüngsten Artikel präsentiert er weitere Zahlen, die der größeren Öffentlichkeit hierzulande nicht unbedingt bekannt sind. Etwa dass die aus Seenot geretteten Migranten, die in Italien gelandet sind, zwischen Juni 2018 und August 2019 nur 9 Prozent der Zahl der Migranten betragen, die in diesem Zeitraum nach Italien gekommen sind.

Insgesamt sind laut der Zahlen Villas, der sich üblicherweise auf Angaben der italienischen Behörden und der Internationalen Organisation für Migration (IOM) sowie des UNHCRs beruft, von Juni 2018 bis August dieses Jahres 15.095 Migranten in Italien angekommen: „Da die überwiegende Mehrheit der Ankünfte mit kleinen Booten autonom ist, konnte Italien die Häfen nicht ’schließen‘ und die Boote fernhalten. Daher wurde die Landung immer ohne Verhandlungen mit anderen europäischen Partnern erlaubt.“ (Matteo Villa).

Die Aussage Villas deckt sich mit der Klage des Bürgermeisters von Lampedusa, Salvatore Martello, wonach im Sommer mehr Migranten über „Geisterschiffe“ nach Lampedusa gekommen seien, als es die Öffentlichkeit bekannt wurde.

Es geht um 9 Prozent der Migranten

Geht es um die aus Seenot geretteten Migranten, über deren Verteilung nun in Malta vorverhandelt wird, so betrifft das laut dem Bericht von Matteo Villa eben nur 9 Prozent der Migranten, die im erwähnten Zeitraum in Italien ankamen – zwischen Juni 2018 und August dieses Jahres waren dies 1.346 Personen. Andere europäische Länder haben davon 593 übernommen. Damit beschränkte sich die „europäische Solidarität“ nach Berechnungen des italienischen Migrationsforschers auf „4 Prozent der gesamten Anlandungen“.

Würde es in Malta und nachfolgend in Luxemburg zu Zusagen kommen, wonach die europäischen Länder mehr als die bisherigen 44 Prozent der aus Seenot Geretteten übernehmen, dann wäre das ein Schritt zu einer besseren Bilanz als unter Salvini.

Würde sich allerdings bestätigen, was oben angedeutet wurde, dass Frankreich darauf besteht, nur Migranten zu übernehmen, die Chancen haben, in Europa Schutz zu erhalten, dann würde der Anteil drastisch sinken. Laut den neuesten verfügbaren Daten, so Villa, erhalten in Italien weniger als 20 Prozent der Asylbewerber tatsächlich Schutz. […]

Telepolis | 23.09.2019

Malta, „Durchbruch klingt anders“